La Cedolare secca sale al 26% da gennaio 2024: come funziona e per chi

Le novità sul regime di cedolare interessano gli affitti brevi

Redazione 30/10/23
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Una delle tante novità della prossima Legge di bilancio targata Meloni è un aumento della Cedolare secca per il 2024, che peserà per 5 punti in più sugli affitti brevi: per questa tipologia di locazioni infatti si passa dal 21 al 26% di tassazione per alcuni immobili locati fino a 30 giorni.

Questa la novità contenuta nella bozza di testo della Manovra 2024 e che riguarda appunto le locazioni brevi, cioè quelle di durata non superiore a un mese.

Ricordiamo che allo stato attuale, nell’ambito degli affitti a canone concordato, esistono due tipologie di Aliquota cedolare secca: al 10% e al 21%, ognuna applicabile in presenza di alcuni requisiti.

Oggi 30 ottobre è stato trovato l’accordo di maggioranza per gli affitti brevi: verrà istituito un codice identificativo nazionale e l’aliquota sulla cedolare salirà al 26% dalla seconda alla quarta casa locata, mentre resta al 21% la locazione breve della prima casa posseduta.

Ecco come funziona ora e cosa cambia dal 1° gennaio 2024 (se la norma sull’aumento della cedolare viene confermata dall’impianto della Manovra.

Indice

Cedolare secca 2023: come funziona oggi

Ad oggi i proprietari o titolari di immobili locati ad uso abitativo, possono scegliere, in alternativa al regime ordinario di tassazione Irpef, una sorta di Flat Tax sostituiva: la cedolare secca con aliquota al 21% oppure al 10% (solo in presenza di requisiti specifici.

Questa aliquota prende il posto:

  • dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle relative addizionali;
  • delle imposte di registro;
  • delle imposte di bollo sul contratto di locazione;
  • delle imposte di registro e di bollo sulla risoluzione e sulle proroghe del contratto di locazione

Per approfondire la tematica delle locazioni di breve durata ti consigliamo “Airbnb e tassazione affitti brevi“: una guida giuridico-fiscale per il piccolo proprietario immobiliare, affinché questi possa sfruttare l’opportunità delle locazioni brevi attraverso le piattaforme di home sharing, prima fra tutte AirBnB, mettendo a frutto i propri immobili sfitti, senza incorrere nel rischio di abusivismo o di evasione.

Affitti brevi 2023: come funziona la cedolare secca

Questa normativa viene applicata anche ai contratti di locazione senza l’obbligo di registrazione: i  contratti relativi alle locazioni brevi.

Sugli affitti brevi quindi si applica l’aliquota del 21% (locazioni turistiche comprese). Questo è stato deciso con il decreto legge n. 50/2017 e con le successive modifiche fatte con la Legge di Bilancio 2021, che ha ridisegnato i requisiti per l’applicazione della cedolare secca. In base a queste modifiche, dal 2021:

  • la cedolare secca potrà essere riconosciuta solo in caso di destinazione alla locazione breve di non più di 4 appartamenti per ciascun periodo di imposta;
  • se gli appartamenti destinati agli affitti brevi sono più di 4, l’attività di locazione si presumerà svolta in forma imprenditoriale e per questo non si potrà applicare la tassazione agevolata del 21%, ma sarà necessario aprire Partita Iva.

Affitti brevi: nuova cedolare secca al 26%

Tutto questo cambierà con la Manovra di bilancio 2024, che porta l’aliquota applicata a titolo di cedolare secca per le locazioni brevi al 26%. Non per tutti però.

per chi decide di affittare fino a 30 giorni il proprio immobile dovrà sottostare a questa tassazione alternativa al regime ordinario:

  • aliquota al 21% per chi affitta la prima casa;
  • aliquota al 26% per chi affitta la seconda, terza e quarta casa.

Inoltre, come anticipato da Ansa verrà inaugurato sempre per le locazioni brevi un codice identificativo nazionale.

Quali sono gli Affitti brevi

Per chiarire chi sarà interessato da questo aumento, ricordiamo che le locazioni brevi sono quelle di durata non superiore a 30 giorni, inclusi i contratti che prevedono la prestazione di servizi di fornitura di biancheria e pulizia di locali, stipulati direttamente o tramite intermediatori immobiliari.

Per quanto riguarda la tipologia, ricordiamo che restano i limiti applicati ad oggi. Ovvero:

  • limite massimo di 4 appartamenti affittati, per ciascun periodo di imposta;
  • superato questo limite, l’attività viene considerata imprenditoriale, si dovrà aprire partita Iva e non si potrà beneficiare del regime di cedolare secca

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