Pensione anticipata: cosa accadrà all’Ape social?

La prossima Legge di bilancio vedrà una riforma delle pensioni con l’avvio di Quota 100. Resterà l’unica forma di anticipo pensionistico?

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In molti si chiedono cosa succederà all’Ape social con l’avvio delle nuove tipologie di Pensione anticipata nella prossima Legge di Bilancio. Il 4 ottobre scorso il Consiglio dei ministri ha trasmesso al Parlamento la versione definitiva della Nota di aggiornamento del Documento di economia e Finanza (Def), deliberata lo scorso 27 settembre. Il documento è di fondamentale importanza poiché da essa dipendono numerose misure che verranno in seguito introdotte nella prossima Legge di Bilancio. Il governo, infatti, ha tempo fino al prossimo 20 ottobre per presentare una prima bozza alle Camere.

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In tal contesto, tra i punti sui quali il governo si sta battendo maggiormente è sicuramente il capitolo pensioni, che rappresenta il punto dolente dell’Italia soprattutto dopo l’introduzione nel 2012 della manovra “Salva-Italia”, di cui al D.L. n. 201/2011, convertito con modificazioni nella L. n. 214/2011. Da qualche mese a questa parte, le forze politiche di maggioranza ci hanno fatto sapere che interverranno sul punto mediante l’introduzione della c.d. “quota 100”, che ha l’obiettivo di anticipare la pensione rispetto all’uscita ordinaria. A questo punto, un dubbio sorge spontaneo: alla luce delle nuove misure per facilitare la pensione anticipata cosa accadrà all’ape social? Verrà eliminata come detto nelle ultime settimane o spravviverà in concomitanza con la quota 100? Vediamo tutte le novità in dettaglio.

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Pensione anticipata e Ape social: come funziona?

Si ricorda che l’Ape sociale, disciplinato dall’articolo 1, co. 179 della legge 232/2016 (Legge di Bilancio 2017), è un sussidio economico (c.d. “reddito ponte”) rivolto ad alcune categorie di lavoratori meritevoli di una particolare tutela da parte del legislatore e che accompagna il pensionato fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia (per il 2018 pari a 66 anni e 7 mesi).

L’anticipo pensionistico, entrato in vigore il 1° maggio 2017, può essere richiesto a condizione di aver raggiunto 63 anni di età e si rivolge:

  • agli iscritti presso l’assicurazione generale obbligatoria (Ago) dei lavoratori dipendenti;
  • ai fondi ad essa esclusivi o sostitutivi;
  • le gestioni speciali dei lavoratori autonomi;
  • e la gestione separata dell’INPS.

Quindi possono farne richiesta, sia i lavoratori del settore privato che pubblico, con esclusione dei liberi professionisti iscritti ad Albi professionali propri (es. Commercialista, Consulenti del lavoro, Avvocati, ecc.).

Come anticipato, lo strumento è riservato esclusivamente ai lavoratori che versano in condizione di difficoltà, ed in particolare a quattro profili di tutela:

  1. disoccupati;
  2. invalidi (superiore o uguale al 74%);
  3. caregivers (soggetti che assistono parenti disabili da almeno sei mesi. Sono inclusi il coniuge o un parente di primo grado, parente o affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 70 anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti).
  4. addetti a mansioni cd. gravose (contenuti nel Decreto 18 aprile 2018)

Oltre ad appartenere a una delle predette categoria di tutela elencate, il richiedente deve:

  • aver maturato entro il 31 dicembre 2018 almeno 30 anni (o 36 anni di contributi per i lavori gravosi), a seconda della categoria di appartenenza, con un massimo di 2 anni di sconto per le donne;
  • aver compiuto 60 anni di età;
  • essere residenti in Italia;
  • essere privo di una pensione diretta in Italia o all’estero

Pensione anticipata con Ape social: un addio annunciato?

Come anticipato, al fine di revisionare il sistema previdenziale dell’ex ministro Elsa Fornero, il governo punta forte sull’introduzione della “quota 100”, che consentirebbe di uscire dal mondo del lavoro e di accede alla pensione in deroga ai requisiti ordinari della pensione di vecchiaia e della pensione anticipata.

Attualmente, infatti, il governo ha confermato di garantire la quota 100 con 62 anni d’età più 38 anni minimi di contributi.Inoltre, e questa è un’importante novità, non dovrebbero esserci penalità per chi si pensionerà con tale sistema, rispetto alla pensione ordinaria.

Il sistema delle quote si pone dunque come un’opzione ai requisiti di pensionamento ordinario; tuttavia, è quasi certo l’addio dell’Ape social, che aveva per certi versi la medesima finalità della “quota 100”, ossia quella di anticipare la pensione.

L’abrogazione della legge, che ha avuto una durata piuttosto breve, è dettata anche dalle risorse finanziarie che servirebbero per attuare il sistema delle quote: si stima un fabbisogno economico che si aggira attorno agli 8 miliardi di euro il primo anno per poi aumentare di un ulteriore miliardo di euro dal prossimo anno.

Dunque, siccome l’Ape sociale in sé pesa sulle casse dello Stato per 1,8 miliardi di euro, ecco che l’addio dell’anticipo pensionistico è quasi scontato. Una soluzione, questa, che non piace moltissimo alla UIL secondo la quale si produrrebbe comunque un ritardo alla pensione per diversi italiani. Infatti, come illustrato in precedenza, se attualmente un lavoratore con una disabilità o che assiste un familiare disabile con l’Ape social può andare in pensione con 30 anni di contribuzione maturata e 63 anni di età, con la “quota 100” dovrebbe lavorare ulteriori 3 anni e 6 mesi, fino al compimento di 66 anni e 6 mesi con un anticipo sulla pensione di vecchiaia attuale di soli 6 mesi.

Daniele Bonaddio

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