Ora, infine, ecco arrivare la legge di stabilità che, come ogni anno, racchiude tutti gli interventi in materia economica, in particolare quelli rinviati, lasciati incompleti o snobbati dall’azione di governo nei mesi precedenti. E questo è stato proprio il caso degli esodati, i quali, ben lungi dal vedere risolta la propria situazione post lavorativa, si erano ormai rasseganti a vedersi relegati come bassa priorità del governo Letta. E invece, con la legge di stabilità 2014, finalmente anche per loro si è trovato spazio: un intervento quasi in sordina, che, per, allarga dopo molti mesi la platea dei salvaguardati e questo, già di per sé, è certamente un punto di novità importante.
Sono dunque seimila i nuovi esodati che la legge di stabilità oggi all’arrivo in Parlamento di prospetta di trarre in salvo, dopo che i precedenti interventi del governo Monti ne avevano riportati dentro il recinto del welfare circa 130mila.
In realtà, i numeri sono ancora molto più bassi se si guarda a coloro che effettivamente la pensione l’hanno incassata a partire dall’entrata in vigore della legge Fornero. Quel che qui conta, però, è la previsione legislativa e finanziaria del rientro di altri seimila sprovvisti di tutela. La norma è contenuta nell’articolo 7 comma 2 della legge di stabilità e riguarda essenzialmente quegli esodati che abbiano ricevuto l’ok alla contribuzione volontaria entro il 4 dicembre 2011 e in grado di completare i requisiti entro il gennaio 2015.
Si tratta, dunque, di una frangia marginale dell’esercito dei non salvaguardati, che in realtà si è rivelata più nutrita del previsto. Basti pensare che, nei provvedimenti anteriori, erano appena 1500 coloro che rientravano in questa fascia di reintegrati, mentre, adesso, si allarga la platea di seimila unità “esclusive”.
I requisiti sono quelli già previsti nelle indicazioni 2012, con la facoltà di aver svolto lavoro dopo la data fatidica ma non di tipo dipendente, né a tempo indeterminato e non aver maturato un reddito oltre i 7mila e 500 euro annui.
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