Come da pronostico, i candidati più votati sono stati Ignazio Marino, presentato dal centrosinistra dopo le primarie cittadine e il sindaco uscente Gianni Alemanno, per il centrodestra, seguiti, con ogni probabilità, dal grillino Marcello De Vito e Alfio Marchini, presentato da tre assembramenti civici ed emerso, nelle ultime settimane, come volto nuovo della politica romana.
Dunque, tutto rinviato. Il nuovo inquilino del Campidoglio si deciderà i prossimi 9 e 10 giugno, quando a presentarsi di nuovo al giudizio degli elettori saranno soltanto in due: il candidato di Pd e alleati, il chirurgo ligure Ignazio Marino e il diretto contendente Gianni Alemanno, volto di Pdl, La Destra e dei gruppi alleati.
Secondo i sondaggi clandestini in circolo nelle ultime ore, sarebbe avvenuta una rimonta sul filo di lana del sindaco uscente, che avrebbe riguadagnato terreno proprio quando ormai la vittoria al primo turno di Marino sembrava fatta. Alla fine, dunque, i due candidati dalle quotazioni più elevate, in rappresentanza degli schieramenti più ampi e storicamente nemici, ma ora al governo insieme, si sfideranno di nuovo per la sentenza delle urne, che, stavolta, però, sarà definitiva.
C’è da immaginarsi che nelle prossime settimane il tam tam mediatico tra i due sfidanti aumenterà esponenzialmente, e magari potrebbe anche tenersi un faccia a faccia definitivo, dove verranno poste all’attenzione dei cittadini romani – ma anche del’Italia intera, per una competizione che non è mai esclusivamente locale – le proposte per ridare lustro alla Capitale.
Tra gli outsider, si annuncia una buona performance, si diceva, da parte di Alfio Marchini che, trascinato dal tormentone web di “Arfio” e molto assiduo alle ospitate televisive e in radio, ha guadagnato un consenso crescente dal via della campagna elettorale. Ora, resta da vedere a chi i due sconfitti tra i quattro big in lizza per la vittoria finale daranno il proprio endorsement. Naturale che il pronunciamento a favore di Marino o di Alemanno da parte di uno dei candidati esclusi, potrebbe risultare decisivo ai fini dell’elezione a sindaco di Roma.
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