A bloccare la riduzione degli stipendi degli organici di Montecitorio, come emerso dai riscontri dopo i primi mesi di studi, sarebbero stati i troppi benefit accumulati in tanti anni di carriera da parte dei lavoratori della Camera.
I particolare, Tfr abbondanti, ferie a dismisura e indennità di ogni tipo – aveva fatto specie quella da “inserimento dati” – avevano reso una minuzia il piano di riduzioni varato all’indomani dell’elezione dell’ex portavoce per i Rifugiati allo scranno più alto.
In realtà, il confronto tra amministrazione e parti sociali è pienamente in corso e, a questo proposito, un altro scoglio non certo minimo è la serie di 11 sigle sindacali rappresentate tra i tanti dipendenti di Montecitorio.
Così, oggi arriva la notizia di un nuovo sforzo i direzione della trasparenza, che in teoria dovrebbe rendere più semplici i tagli, facendo diventare pubblici salari e diritti dei lavoratori della Camera, ma che, in un momento delicato di confronto sindacale, potrebbe anche inasprire le posizioni reciproche, con i lavoratori che si vedranno pubblicizzati i propri redditi e le proprie competenze.
Indubbiamente, la misura si posiziona anche nel solco della legge anticorruzione appena firmata dal ministro della Funzione pubblica Gianpiero D’Alia, che ha obbligato agli enti centrali e periferici di prendere in carico alcune novità normative, prestando la massima attenzione al conferimento degli incarichi, in particolare di quelli dei manager. In questo modo, anche la Camera dei deputati cercherà di rendere il proprio operato più trasparente, anche se questo, come abbiamo visto, potrebbe dare un’ulteriore frenata al tavolo aperto coi sindacati per il contenimento della spesa per i dipendenti.
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