Legge Fornero, Boeri stoppa la riforma dell’età pensionabile

Secondo il presidente INPS costi insostenibili. Ma siamo solo all’inizio…

Scarica PDF Stampa
Riforma Fornero, primo brusco stop alla revisione dell’età pensionabile. Ci pensa direttamente il presidente dell’Inps Tito Boeri a smorzare gli entusiasmi, e lo fa richiamando il problema – annoso – della sostenibilità dei costi.

Nei giorni scorsi, si erano alimentate speranze di fronte all’iniziativa direttamente avanzata da due ex ministri del Lavoro, Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, i quali seppur appartenenti a due schieramenti opposti – Partito Democratico e Forza Italia – hanno avanzato un piano per bloccare l’innalzamento previsto per il prossimo anno.

Un passo eclatante, con due big della materia in prima linea, due personaggi che oltre ad aver ricoperto in passato il dicastero del Welfare, ricoprono oggi la carica di presidenti di Commissione rispettivamente alla Camera – Damiano – e al Senato – Sacconi.

Ma sono state sufficienti pochissime ore per chiudere già il primo spiraglio di fronte alla richiesta dei due esponenti di centrodestra e centrosinistra. E a pensarci, per tutta risposta, non è stato già un membro dell’esecutivo, ma il presidente dell’istituto nazionale di previdenza in persona.

La posizione di Boeri sull’età pensionabile

Da sempre fedelissimo di Matteo Renzi, infatti, Tito Boeri è approdato alla guida dell’Inps al termine del 2014 e oggi, nonostante il cambio della guardia a palazzo Chigi, rimane saldamente in sella.

Al punto che sono le sue parole a risuonare al posto di quelle, eventualmente, del ministro dell’Economia o del Lavoro in carica. In sintesi, parla Boeri al posto di Padoan e Poletti e lo fa senza possibilità di fraintendimenti: bloccare gli adeguamenti dei requisiti di pensionamento a 67 anni dal 2021 – ha infatti spiegato l’esperto di conti pubblici – avrebbe una ricaduta “141 miliardi di spesa in più da qui al 2035”. Con un costo medio di circa 8 miliardi l’anno.

Obiettivo della proposta Sacconi-Damiano sarebbe quello di calmierare l’incremento dell’età pensionabile, che porterebbe entro pochi anni a 70 il requisito anagrafico per godere dell’assegno previdenziale.

Una misura osteggiata dai sindacati e da gran parte dei lavoratori, specie da quanti hanno cominciato a lavorare in giovane età svolgendo mansioni faticose e che, negli anni, per vari motivi non sono riusciti ad incamerare il minimo contributivo per il ritiro dal lavoro. Una controriforma della legge Fornero, che, nella visione dei due ex ministri, finirebbe per adeguare l’Italia ai parametri più in voga nei principali Paesi europei.

In sostanza, secondo Boeri sarebbe impensabile rallentare l’aumento dell’età pensionabile senza toccare i coefficienti di trasformazione, cioè quei parametri di cui è necessario tenere conto tra salario percepito al momento dell’uscita dal lavoro e assegno previdenziale.

Insomma, l’Inps è favorevole a strumenti straordinari come APE sociale e compagnia, ma non intende avallare modifiche sostanziali alla normativa in materia di pensioni.

Dal canto loro, i due ex ministri hanno risposto che replicheranno con numeri alla mano: le prime stime circa la loro proposta parlavano infatti di un esborso molto più sostenibile, pari a circa 1,2 miliardi.

Siamo solo alle prime schermaglie di un fronte che terrà banco nei prossimi mesi, in cui non solo si dovrà approvare la nuova legge di bilancio, ma bisognerà tenere conto delle imminenti elezioni di primavera.

VAI ALLO SPECIALE PENSIONI

Francesco Maltoni

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento