Anticorruzione, piano U.E. e bilancio nazionale

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Non può esistere alcun progresso – né alcuna Critica della Ragion Pura – se non esiste una conoscenza, un ordine programmatico, un progetto metodologico. Non può esistere alcun miglioramento, senza un intelletto che pensi razionalmente ….

 

Se non fosse che è da anni, ed anni, ed anni, ed anni, che si continuano a propinare senza soluzione di continuità nuovi e mirabolanti piani anticorruzione – nazionali, europei ed internazionali – ci si potrebbe anche credere.

L’ultima, l’ultima di una serie chilometrica, è la proposta di una Direttiva Europea – pubblicizzata, da mera proposta, come rivoluzionario Codice Europeo Anticorruzione – con la quale: si dovrebbe prevedere l’emanazione di alcune norme penali europee, applicabili a tutti gli stati membri, in materia di frodi comunitarie e di fattispecie delittuose connesse (riciclaggio, turbativa d’asta, corruzione e ritenzione illecita); ma si dovrebbe soprattutto nominare – Deus ex Machina? Novello Sceriffo di New York? – un Procuratore Europeo Antifrode con poteri di indagine e di esercizio dell’azione penale.

In una sorta di superfetazione dell’anticorruzionismo in fase maniacale, questo è l’ultimo degli interventi messi in previsione di legislazione comunitaria.

Peccato che ad oggi la materia della presunta lotta alla corruzione sia stata oggetto – in Italia e all’estero – di una tale congerie di direttive, leggi, regolamenti, disegni di legge, modifiche normative, trattati vari e istituzioni governative, da fare rabbrividire e zittire il più sfrenato dei legislatori logorroici: Convenzione sulla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee firmata a Bruxelles il 26 luglio 1995; Primo Protocollo di Dublino del 27 settembre 1996; relativo Protocollo sull’interpretazione in via pregiudiziale della predetta Convenzione del 29 novembre 1996; Convenzione sulla lotta contro la corruzione nella quale sono coinvolti funzionari delle Comunità europee o degli Stati membri dell’Unione europea firmata a Bruxelles il 26 maggio 1997; Convenzione OCSE sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali firmata a Parigi il 17 dicembre 1997; Convenzione ONU di Merida del dicembre 2003; Protocollo d’intesa Italia – Montenegro in materia di contrasto agli illeciti nella P.A.” del 2009; istituzione OCSE(Organizzazione e Cooperazione Sviluppo Economico) già dal 1961; istituzione GRECO (Gruppo di Stati contro la corruzione nel quadro di un Accordo Parziale Allargato dal Consiglio d’Europa al fine di monitorare il rispetto da parte degli Stati membri degli standard e delle norme anti-corruzione elaborate dall’organizzazione) nel 1999; e bla bla bla bla.

Aria fritta? No. Mezza soffritta e mezza bollita.

Per non parlare dell’ultima, in atto, logorrea legislativa romana anticorruzionesca: qui l’usuale percorso dei plurimi Disegni di Legge presentati dal Governo X o dal Ministro Y – molti, troppi, tanti da poterne riempire un intero stadio – ha iniziato il suo plateale ingresso nel portone centrale nel palazzo dei bottoni (governativo o parlamentare poco importa); poi, ha cominciato a snodarsi nella moltitudine dei tortuosi labirinti delle dependance decisionali sparse su tutto il territorio nazionale; quindi, ha proseguito nelle proclamazioni delle comunicazioni di massa all’insegna della pubblica moralità politichese; infine, ha inciampato nel suo baldanzoso incedere istituzionale rovinando nell’inestricabile griglia delle – giuridicamente raffinatissime – segreterie partitiche.

Ad oggi si continua a parlare parlare parlare (più o meno consapevolmente o correttamente), e a preannunciare, preannunciare preannunciare (più o meno in buona fede).

Il problema è che dobbiamo ancora adeguarci realmente alla Convenzione Anticorruzione di Strasburgo del 1997 (e su tale “piccola dimenticanza” il silenzio – stampa è tristemente tombale) e che il DDL anticorruzione riprenderà domani, in Senato, un cammino parlamentare che già si preannuncia elefantiaco oltre qualsiasi immaginazione. Tempi previsti: tutto è relativo e l’eternità è grande …..

In compenso, abbiamo l’oro in casa e non lo conosciamo. Né, ovviamente, lo apprezziamo.

Abbiamo una Legge realmente valida – il Decreto Legislativo 231/2001 – che avrebbe potuto, e potrebbe, consentire di inchiodare alle loro responsabilità le strutture imprenditoriali “marce”, quelle attraverso cui vengono perpetrate le più sfacciate illegalità, quelle che indirettamente tolgono linfa vitale a chi produce onestamente economia e posti di lavoro.

Una legge che avrebbe potuto, e potrebbe, consentire di: sequestrare grandi patrimoni costruiti in frode alla legge e alla collettività; bloccare attività illegali; prevenire, evitare e punire le malefatte dei grassi gruppi imprenditoriali e finanziari; controllare quelle migliaia e migliaia di società partecipate (a capitale pubblico e privato) in cui nascono e si nascondono le più efferate corruttele d’ “alto bordo” e i più dannosi abusi di potere e di funzione a carattere pubblicistico.

Una legge – la 231 – che continua ad essere applicata solo per lo 0,000001 %, che si cerca in tutti i modi di affossare (si pensi al grave tentativo di eliminazione degli Organismi di Vigilanza da parte dell’ultimo Ministro della Giustizia del Governo Berlusconi), che continua ad essere conosciuta poco e male.

L’assenza, o comunque l’assoluta scarsità ed insufficienza, di adeguati piani di informazione e formazione nei confronti degli organi istituzionali preposti alle indagini (Agenti ed Ufficiali della Guardia di Finanza e della Polizia Giudiziaria, Pubblici Ministeri, Organi deputati ai controlli istituzionali, Funzionari e Pubblici Ufficiali ai più vari livelli) è di una tristezza a dir poco sconfortante.

Ancora più deprimente pensare quanti altri strumenti normativi, presenti nei nostri codici di rito ed in provvedimenti legislativi attualmente in vigore, siano del tutto elusi ed inutilizzati contro tanti truffatori “altolocati”: sequestri conservativi in attesa della conclusione dei processi penali; blocchi dei conti correnti; pignoramenti del 5° degli stipendi (ad iniziare da quelli dei parlamentari corrotti); revoca delle pensioni d‘oro; azioni di responsabilità da parte della Corte dei Conti; azioni di risarcimento danni in sede civile; costituzioni di parte civile nei processi penali da parte delle amministrazioni pubbliche di riferimento; etc. etc. etc.

Quante cose si potrebbero fare con i soli ingredienti che già possediamo nella nostra piccola cucina di casa ??!!!

Ma si sa, viviamo nell’era dell’usa e getta e del consumismo ad oltranza. E nel tritacarne della cultura storica finisce per essere gettato anche inestimabile ed irripetibile materiale pensante, insegnamenti preziosi che dovrebbero guidare ogni minuto della nostra giornata, filosofi illuminati come Immanuel Kant che hanno speso tutta una vita per cercare di spiegare al mondo intero l’importanza della conoscenza delle cose e della realtà, della razionalizzazione dei programmi, della ricerca di valutazione delle possibili metodologie del fare, della critica di tutto ciò che sia pensabile, analizzabile, attuabile, prevedibile, progettabile.

Alla ragion pura di Kant la nostra politica, legislativa ed amministrativa, continua ad opporre la più vergognosa anarchia delle categorie logiche e comportamentali, la più inaccettabile ignoranza, la più scellerata irrazionalità.

Pericolosissima irrazionalità …

Fandonie? Diffamazione? Polemica disfattista?

Ben lieta che qualcuno mi dimostri il contrario.  

Franzina Bilardo

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