Pagamento Iva, ok a split payment e reverse charge. Con avvertenze

Redazione 20/03/15
Split Payment, non si placano le richieste di chiarimento da parte delle pubbliche amministrazioni e degli attori chiamati a esercitare questa nuova tipologia di pagamento definita dalla scorsa legge di stabilità 2015.

Nei mesi scorsi, infatti, numerosi enti si sono trovati di fronte al nuovo sistema di assolvimento dell’Iva che prevede come alcune categorie specifiche di enti possano avvalersi della facoltà di eseguire il pagamento del corrispettivo al netto dell’Iva, la quale sarà versata direttamente all’amministrazione finanziaria.

Una norma che ha incontrato non pochi ostacoli nei suoi tentativi di realizzazione, dal momento che la disciplina degli adempimenti relativi all’Iva si è arricchita di una strada prima non percorribile e potenzialmente in grado di cambiare le situazioni di enti alle prese con una scarsità cronica di risorse.

In sostanza, le amministrazioni interessate a scegliere l’opzione dello split payment, potranno trattenere l’Iva dovuta nella fattura aspettando il momento esatto in cui questa diviene esigibile per il saldo definitivo, cioé al momento stesso della fattura.

Naturalmente, si sono verificati non pochi problemi nell’adozione di un simile stravolgimento della prassi di assolvimento dell’imposta sul valore aggiunto a opera degli uffici pubblici. A creare più di qualche impasse, infatti, anche la suddivisione operata dalla legge di stabilità in materia di regolamentazione dello split payment, che ha visto escluse tipologie di enti al pari di enti previdenziali, ordini professionali, istituti di ricerca, agenzie fiscali e via dicendo.

QUI L’APPROFONDIMENTO SULLE CATEGORIE AMMESSE

In proposito, ieri il sottosegretario Zanetti ha risposto in un question time ha ribadito come gli enti pubblici non economici debbano essere esclusi dall’applicazione dello split payment, pur essendo coinvolti nel prossimo passaggio alla fattura elettronica digitale.

Reverse charge. Fratello della scissione dei pagamenti, è il reverse charge, per il quale lo stesso braccio destro di Padoan al ministro dell’Economia ha assicurato l’imminente pubblicazione di una circolare ad hoc.

In realtà, sul capo del provvedimento pende ancora la decisione di Bruxelles, che dovrà dare un via libera nient’affatto scontato, dopo il ricorso presentato da Confindustria.

In ogni caso, via XX Settembre sarebbe orientata a concedere il ricorso al reverse charge solo alle attività facenti parte dell’elenco contenuto nella tabella Ateco 2007. Va ricordato che la previsione di questo strumento è concessa ad alcune specifiche sezioni merceologiche, tra cui è stata identificata anche la grande distribuzione come iper e supermercati.

 

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