La disposizione di non votare la sfiducia è stata così messa ai voti; scongiurando il pericolo di votazioni di coscienza Franceschini ha ripetuto la necessità di esprimere un voto puramente politico. L’intenzione era già stata preannunciata in mattinata: “Al momento i tredici senatori renziani chiederanno che il gruppo decida di votare la sfiducia al ministro -ha rivelato Roberto Giachetti, vicepresidente della Camere del Partito democratico- la vicenda kazaka non può essere ricondotta tutta alla presenza di posizioni diverse dentro il Pd. Il tema è: Alfano, quando ieri è venuto alla Camera, ha detto la verità o meno?”. “Renzi viene massacrato -ha poi aggiunto Giachetti- ma ha semplicemente detto la stessa cosa di Cuperlo, Finocchiaro, Bindi e di alcuni esponenti di Lista Civica“.
Secondo il vicepresidente di Montecitorio “il tema se sia necessario che un ministro si assuma la propria responsabilità e si dimetta, se non ha detto la verità in Parlamento, riguarda tutti. Non è che se uno solleva il problema è perché deve ammazzare il Governo”. Contrariamente a queste dichiarazioni, la segreteria dei Democratici aveva già palesato la presa di posizione a sfavore della proposta. La linea discordante sostenuta soprattutto dai renziani non aveva comunque subito alcuna retrocessione. La richiesta al Pd di non votare la mozione di sfiducia di Sel e M5S era stata già ‘inoltrata’ dal senatore renziano Andrea Marcucci, il quale aveva esortato il proprio partito a presentarne una propria, sempre volta a sfiduciare il ministro.
“Se non ce la facessimo politicamente -aveva poi ribadito come alternativa Marcucci- la richiesta è quella di presentare almeno una mozione che censuri il comportamento di Alfano”. Dal fronte Pdl, invece, le fila rimangono serrate: tutti si mostrano uniti in difesa di Angelino Alfano, nessuna spaccatura all’orizzonte, nessun “fuoco amico” pronto a pugnalare il ministro dell’Interno. Sono comunque ancora tante le voci che dalla maggioranza di Governo, e non soltanto dalle opposizioni, spingono per le dimissioni del vicepremier.
Come da tradizione, a trainare le menti del Popolo della Libertà è sempre lui, Silvio Berlusconi che, seppur da dietro le quinte, si è detto fermamente convinto di dover difendere la posizione di Alfano, soprattutto in virtù di una fase così delicata per la tenuta del partito. Nessuna voce ovviamente è giunta fuori dal coro, e Palazzo Grazioli in mattinata ha reso nota la compattezza del Pdl “nel sostegno al ministro Alfano”. A intensificare ulteriormente i toni della vicenda è intervenuto anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, attraverso un’esplicita ammonizione, rivolta a tutti i partiti, in merito alle responsabilità di un’eventuale crisi dell’esecutivo, e segnalando altresì le ragioni per cui il governo Letta è tenuto ad “andare avanti”: Pdl e Pd sono chiamati a rispettare gli impegni presi a inizio legislatura.
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