INPS: aumentano le assunzioni stabili, ma vince il precariato

Paolo Ballanti 28/06/18
Nel primo quadrimestre 2018 aumentano le assunzioni a tempo indeterminato rispetto allo stesso periodo del 2017 ma a far da padroni sono contratti a termine e job on call. Questo il messaggio dell’INPS con il suo Osservatorio sul precariato, che ha raccolto i dati provenienti dalle denunce UNIEMENS del periodo da gennaio ad aprile.

(Ecco i dati del precedente Osservatorio sul precariato)

I dati fotografano le tendenze occupazionali dei soli dipendenti del settore privato, esclusi i lavoratori domestici e gli operai agricoli. A differenza dei numeri forniti dal Ministero del Lavoro (ricavati dalle comunicazioni obbligatorie) quelli dell’Istituto di previdenza comprendono anche le missioni presso i soggetti utilizzatori nell’ambito dei contratti di somministrazione di lavoro.

Il dato che balza subito all’occhio è la crescita delle assunzioni a tempo indeterminato. Nel primo quadrimestre 2018 sono stati attivati 443 mila nuovi “posti fissi” rispetto ai 426 mila dello scorso anno, segnando un +4%.

A crescere sono anche le trasformazioni a tempo indeterminato. Nei primi quattro mesi del 2017 si erano attestate sulle 95 mila unità, quest’anno si è arrivati a 160 mila (+68%), nonostante ci sia stato un rallentamento dai 57 mila rapporti trasformati a gennaio rispetto ai 38 mila di aprile.

Se i dati sulle assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato sono positivi, lo stesso non si può dire dell’impatto che fin qui ha avuto l’esonero triennale giovani. Introdotta con la L. 205/2017 (cosiddetta Legge di Bilancio 2018) l’agevolazione ha l’obiettivo di promuovere l’occupazione giovanile “stabile”, dal momento che possono farne richiesta solo i datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato soggetti che non abbiano compiuto i 30 anni di età (per il solo 2018 il limite sale a 35 anni). Il giovane, che non deve essere mai stato occupato a tempo indeterminato presso qualsiasi datore, porta in dote a chi lo assume una riduzione del 50% dei contributi previdenziali carico azienda per 36 mesi, sia pure nel limite massimo di 3 mila euro annui. Come denunciato nel precedente Osservatorio, l’esonero sembra aver attecchito poco nel tessuto produttivo italiano se è vero che sulle 604 mila assunzioni / trasformazioni avvenute nei primi quattro mesi dell’anno in appena 38 mila casi si è richiesto lo sgravio (6,34%).

Rimanendo sulle giovani generazioni, scende il numero di aziende che stabilizza gli apprendisti a tempo indeterminato: 28 mila nel primo quadrimestre 2017 contro i 22 mila del 2018 (-19,5%). In controtendenza i nuovi rapporti di apprendistato: da gennaio ad aprile ne sono stati attivati 106 mila rispetto ai 92 mila del 2017 (+14,5%). Un dato che comunque fa ben sperare per il futuro.

Nonostante crescano indeterminati ed apprendisti, non si arresta l’avanzata dei rapporti “precari”. Nei primi quattro mesi dell’anno sono stati attivati 1 milione e 36 mila contratti a termine (+8,6% rispetto al 2017). Nel frattempo, i rapporti di lavoro intermittente toccavano le 187 mila unità in aumento dell’11% contro lo stesso periodo dello scorso anno.

Interessante il balzo dei contratti di somministrazione. Sebbene il dato non sia arricchito dalla distinzione tra indeterminati e a termine (idem per gli intermittenti), nel periodo gennaio – aprile sono state attivate 480 mila somministrazioni a fronte delle 390 mila del 2017 (+23%). Sintomo che cresce l’interesse delle aziende verso meccanismi professionali di incontro tra domanda ed offerta di lavoro.

Capitolo a parte il nuovo lavoro occasionale. Nonostante stia per festeggiare il primo anniversario il ricorso all’erede dei voucher è modesto: nei primi quattro mesi del 2018 il numero di lavoratori impiegati con i Contratti di Prestazione Occasionale si è attestato tra le 15 mila e le 19 mila unità con un importo medio mensile lordo pari a circa 253 euro.

Per coloro che vengono invece pagati con il Libretto di Famiglia ad aprile si è superata quota 6 mila rapporti con un importo mensile lordo di euro 325.

Paolo Ballanti

Dopo la laurea in Consulente del Lavoro, conseguita all’Università di Bologna nel 2012, dal 2014 si occupa di consulenza giuslavoristica ed elaborazione buste paga presso un’associazione di categoria in Ravenna. Negli anni successivi alla laurea ha frequentato tre master: El…Continua a leggere

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