Start up e PMI: normativa nazionale confusa

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Osserviamo affascinati l’infinito proliferare di iniziative a favore della nascita e dello sviluppo di start up nel nostro Paese.

Purtroppo non si riesce ad intravedere nessun coordinamento costruttivo tra le varie istituzioni: università, camere di commercio, ordini professionali ed associazioni imprenditoriali.

La stessa normativa nazionale appare confusa, in parte non ancora operativa in assenza di decreti attuativi e sinceramente anche abbastanza avara di vantaggi.

La semplicità e la facilità di applicazione dovrebbero invece essere le caratteristiche principali di una normativa indirizzata a neoimprenditori. In realtà dovrebbero essere caratteristiche di qualunque normativa, ma siamo abituati a non aspettarci troppo in questo senso.

La vera forza di avere start up su un territorio dovrebbe essere la capacità di contagio di idee, innovazione, procedure e diffusione di cultura di impresa anche alle imprese tradizionali. In questo senso poco o nulla è stato fatto.

Spesso si sottovaluta la difficoltà che molte imprese hanno nel ripensare la propria strategia. Oggi (forse da tempo in realtà ma ultimamente gli effetti negativi si fanno sentire con maggiore forza) gli imprenditori si trovano a non doversi più solo concentrare sulla produzione ma su internazionalizzazione, finanza, marketing, internet, ecc.

Troppo spesso le PMI si trovano impreparate e sole. Forse costringerle a confrontarsi con imprenditori abituati a ridisegnare la propria start up più volte al mese potrebbe portare ad una osmosi di cultura imprenditoriale, competenze, concretezza da un lato e visione, attitudine al cambiamento, innovazione dall’altro.

Questa a mio avviso è la sfida, probabilmente la più difficile, che oggi non viene colta dalla normativa e dalle varie iniziative atte a favorire la nascita di start up.

Andrea Arrigo Panato

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