Insomma, maggioranza ed esecutivo a testa bassa per dare il via all’annunciata rivoluzione della PA, uno dei punti che hanno accompagnato i primi mesi di Matteo Renzi a Palazzo Chigi.
E proprio il peso del governo rimane preponderante in questi primi accenni di rinnovamento della Pubblica amministrazione: se, infatti, si è intervenuti inizialmente con un decreto, il provvedimento uscito ieri dal Consiglio dei ministri altro non è che un disegno di legge delega, che dunque affiderà, se approvato, nelle mani dell’esecutivo la potestà di legiferare un po’ su tutto il sistema PA.
A differenza del decreto 90, che dovrebbe essere convertito entro la fine del mese, il nuovo testo avvierà un processo di restyling più a lunga scadenza. Una volta che il ddl avrà ottenuto il via libera da ambo i rami del Parlamento, infatti, il governo avrà dodici mesi di tempo per emanare i decreti collegati e attuare, in questo modo, le misure contenute nel provvedimento varato ieri.
Malgrado questa assoluta preminenza dell’esecutivo nel processo di riforma, palazzo Chigi rivendica di aver seguito le linee guida emerse in sede di consultazione pubblica, quella aperta nelle scorse settimane dal ministro Marianna Madia cui hanno risposto oltre 40mila cittadini.
A finire nel ddl sono quelle materie che, secondo i tecnici ministeriali, non necessitano di un intervento urgente pari a quello di un decreto, ma richiedono modifiche più profonde e, insieme, più graduali. Almeno, si capisce, nelle intenzioni.
Semplificazione
Il governo si accolla l’onere di realizzare entro dodici mesi dall’entrata in vigore del presente disegno di legge la completa accessibilità online dei documenti, degli atti e delle informazioni appartenenti alla sfera delle amministrazioni pubbliche, ai pagamenti nei loro riguardi, o a quelli che esse devono erogare, così come al funzionamento dei servizi attivati.
I punti ritenuti essenziali di questo passaggio, sono elencati dal governo in: superamento definitivo della carta negli uffici della PA, ridefinizione del processo decisionale, più aperto, partecipativo e in linea con le identità digitali, aggiornamento continuo dell’erogazione dei servizi, tramite uno snellimento delle procedure e delle norme anche in corso d’opera, il ricorso a software non protetti da licenza, l’appoggio sull’Application Program Interfaces, per allargare le possibilità di intervento nei processi, la razionalizzazione degli uffici di relazioni con il pubblico e la cittadinanza e le imprese, in particolar modo per edilizia e attività produttive, più l’introduzione di un documento unico per dati di proprietà e di circolazione dei veicoli a motore.
Dipendenti pubblici
Nel piano stilato dal governo per cambiare la pubblica amministrazione italiana, sarà il governo stesso a riformare da cima a fondo la dirigenza pubblica, sia statale che regionale, negli ultimi mesi al centro di polemiche sia relative agli emolumenti, che alle funzioni rivestite e alle modalità di attribuzione.
Così, saranno ridefinite nel decreto ad hoc varato dal governo, dimensioni, inquadramenti, retribuzioni, spingendo per l’ingresso in carica tramite selezione pubblica, per il conferimento degli incarichi con metodi trasparenti, con modifiche alla durata delle funzioni assegnate e nei metodi di valutazione dei risultati conseguiti.
Conferenza dei servizi
Cambieranno – in misura inferiore – anche le eventualità in cui sarà obbligatorio convocare la Conferenza, che dovrebbe conoscere una rivoluzione sia in termini di semplificazione delle procedure, che di svolgimento dei lavori al suo interno.
Anticorruzione
Ultimo punto adottato dal governo nel ddl di riforma della Pubblica amministrazione, è quello di ridisegnare l’inconferibilità e l’incompatibilità degli incarichi.
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