A recarsi alle urne sono stati il 32,1% degli elettori con la consultazione che pertanto non raggiunge il margine per la validità (il 50%). Risulta pertanto del tutto inutile la netta vittoria del Sì (86% dei votanti).
Protagonista di tutta la campagna referendaria (con conferme evidenti nella giornata di ieri) è stata la bagarre politica, che ha trasformato il referendum sul tema energetico in piccola elezione “midterm” sul Governo Renzi. Complici ambedue gli schieramenti (il fronte del Sì e quello dell’astensione) si è così assistito ad una escalation di tweet e provocazioni (palese quella del deputato PD Ernesto Carbone, caratterizzata dall’imbarazzante “ciaone” finale), dimenticando il nodo del contendere.
Al netto di questa recrudescenza sul fronte puramente politico, non si può certamente negare come il quesito referendario (per la prima volta richiesto da un insieme di Regioni italiane) fosse probabilmente troppo tecnico per avere un reale appeal sull’elettorato italiano.
REFERENDUM TRIVELLE: COSA ACCADE ORA?
Ma cosa accade operativamente ora? Nel referendum si chiedeva agli italiani di esprimere una approvazione alla abrogazione della parte di legge ( art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”) che consente a chi ha ottenuto concessioni per estrarre gas o petrolio da piattaforme offshore entro 12 miglia dalla costa di rinnovare la concessione fino all’esaurimento del giacimento. Pertanto, visto l’esito del Referendum,l’attività di estrazione di petrolio e gas entro le 12 miglia dalla costa potrà continuare fino all’esaurimento del giacimento, ovviamente per le concessioni già attive.
Tanto rumore per nulla oppure segnale importante del Paese con 14 milioni di votanti alle urne? Probabilmente il segnale da evidenziare è quello dato dai coloro che si sono recati alle urne nei confronti del Governo Renzi, in una tornata referendaria caratterizzata da una polarizzazione politica molto forte, con i ragionamenti sul merito del quesito che troppo spesso si sono arenati sulla demagogia pura (“Difendiamo il nostro mare” e amenità simili).
Ricordiamo infatti che il referendum riguardava 44 concessioni su cui sorgono 48 piattaforme eroganti che si trovano entro le 12 miglia. 9 di queste concessioni sono già scadute mentre le altre chiuderanno gradualmente nel corso dei prossimi 20 anni. Il senso del referendum risultava pertanto davvero difficile da comprendere nel merito. Senza dimenticare che alcune delle 9 Regioni che lo avevano richiesto si erano di fatto tirate indietro negli ultimi mesi senza entrare in ballo nella campagna referendaria per il Sì.
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AFFLUENZA REGIONE PER REGIONE
Come si è configurata l’affluenza nelle diverse Regioni italiane?
La Basilicata è stata la regione italiana che ha registrato la più alta affluenza, con il 50,5%, unica Regione a superare il quorum (è una delle Regioni più interessata dalle trivellazioni). E unica provincia a superare quota 50% è stata Matera, con poco più del 53%. Anche in Puglia (territorio molto interessata al tema trivellazioni, con il governatore Emiliano tra i maggiori promotori del Sì) l’affluenza è sopra la media italiana, anche se si ferma poco oltre il 40%.
Il governatore pugliese Michele Emiliano ha promesso tuttavia che il movimento continuerà a battersi contro le trivelle e ha replicato a Renzi (che si è pronunciato subito dopo le 23 ieri sera) affermando che il voto è stato comunque “un successo” con 14 milioni di votanti. Sono “gli stessi voti che il Pd ha preso nel suo più grande risultato elettorale, che sono le europee di due anni fa – ha osservato – il governo dovrà tenerne conto”. Sottolineato anche l’aspetto positivo dei milioni di elettori che hanno votato Sì anche il Movimento 5 Stelle, con un post sul blog di Beppe Grillo: “Grazie agli oltre 15 milioni di cittadini (un po’ meno in realtà, ndr) che hanno detto SI alla democrazia ed un futuro con mari puliti, energie rinnovabili, efficienza energetica e turismo sostenibile! Sono tantissimi e hanno combattuto una battaglia da eroi della democrazia”.
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