Quel gran pasticcio della mediazione: concilio o non concilio?

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Pur essendo competente in ben altre materie devo dire che da un pò di tempo sono entrato nell’affascinante mondo della mediazione e da qualche mese sto svolgendo un’incessante attività di formazione nei numerosi corsi che si stanno tenendo in questo periodo. Ho quindi approfondito la materia, per la verità già nota per i miei precedenti studi sull’ODR e conosciuto diversi aspiranti mediatori con cui ho avuto la possibilità di discutere con loro diverse tematiche di questo mondo che per molti è e rimarrà un mondo “alieno”.

Sono convinto del fatto che l’avvocato ha tutti i requisiti per essere un buon conciliatore ed è favorito in particolare da quella competenza giuridica che in molti casi, checché se ne dica, sarà necessaria, ma deve assolutamente spogliarsi di quell’ atavica mentalità dell’avvocato “causaiolo” tipica purtroppo del nostro sistema giuridico. L’avvocato italiano tende a ragionare in termini “avversariali” ed a individuare subito le responsabilità connesse ad una determinata controversia. Tale impostazione mentale è estremamente deleteria per un conciliatore, che invece deve porsi come unico obiettivo quello di facilitare, favorire l’accordo delle parti utilizzando tutte le tecniche e gli stratagemmi possibili purché ovviamente mantenendosi nei limiti della correttezza, della riservatezza e della legalità.

Purtroppo questo errato accostamento dell’avvocato alla materia della mediazione ha determinato una “drammatica” sfiducia nell’istituto con iniziative anche polemiche tese a vanificare il disposto legislativo voluto tra l’altro dalla stessa normativa comunitaria. La tendenza non solo comunitaria ma anche internazionale è tutta rivolta a favorire lo strumento della conciliazione ed in generale dell’ADR come unico strumento alternativo alla giustizia ordinaria ed in molti paesi, specie quelli anglosassoni, il risultato è stato più che positivo con notevoli soddisfazioni professionali per gli stessi avvocati.

In Italia, purtroppo, c’è il rischio concreto che ciò che è accaduto in materia di privacy, con l’entrata in vigore del codice per la protezione dei dati personali, accada anche in materia di mediazione. Difatti, mentre gli avvocati perdono tempo prezioso ed energie a contestare le norme, gli altri professionisti si specializzano e colgono nell’immediato occasioni di crescita professionale che sfuggono ai legali.

E’ recentissima, ormai la notizia che la mediazione obbligatoria entrerà comunque in vigore il 20 marzo escluse la materia condominiale ed i sinistri stradali ed allo stato attuale diverse categorie sono pronte, tranne proprio gli avvocati.

Sarà poi nella prassi concreta che si vedrà se la conciliazione funzionerà o meno, se sarà davvero una manna per gli organismi di conciliazione, se risolverà davvero il problema dell’affollamento delle aule giudiziarie, ma almeno bisogna tentare e sono convinto che in alcune materie si rivelerà davvero molto efficace grazie anche all’indispensabile aiuto delle nuove tecnologie.

Michele Iaselli

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