Ma, al momento, il cantiere statali procede a due velocità: da una parte, c’è lo Stato e le direzioni centrali, che continuano a emanare in successione atti, regolamenti, piattaforme per la redistribuzione degli organici. Dall’altra, invece, si trovano gli enti veri e propri, Province su tutti, alle prese con uno smantellamento mai pienamente definito nel suo iter e fonte di innumerevoli problemi. In primis, naturalmente, i circa 8mila dipendenti da ricollocare.
Per questi, i giorni sembrano davvero contati: entro la fine del mese ciascuno di loro dovrebbe conoscere il proprio destino, almeno a sentire la normativa nazionale. In realtà, poi, le cose in periferia assumono contorni più sfumati e la data potrebbe passare senza troppi scossoni, così come già avvenuto lo scorso primo marzo, quando gli enti di area vasta avrebbero dovuto fornire una misura delle loro eccedenze.
Naturalmente, all’origine dello stallo nelle istituzioni provinciali si trova il rebus sulla redistribuzione delle funzioni: nonostante l’approvazione del disegno di legge Delrio, dei decreti di attuazione della riforma e le varie circolari, infatti, ancora la rivoluzione di competenze degli enti provinciali sembra davvero in alto mare.
Nel frattempo, da Roma viene dato il via alla dote di 30 milioni per sostenere le varie mobilità introdotte nel decreto di riforma della pubblica amministrazione, con la priorità da accordare, ovviamente, agli addetti delle varie Province in via di dismissione. In aggiunta, è stato aperto anche il portale governativo sulla mobilità, che fungerà da centro di smisto tra i dipendenti della pubblica amministrazione nelle liste di personale non più ritenuto necessario o sostenibile dall’ente di appartenenza, con l’obbligo di inserimento dei bandi rivolti a quanti già operino nei ranghi della PA.
E non è ancora tutto. E’ in partenza, proprio in questi giorni, il censimento che sarà un po’ l’altra faccia di questo programma di rimescolamento nella pubblica amministrazione. Con in mano i prospetti dei posti vacanti negli uffici pubblici, si potranno infatti compensare le posizioni necessarie, ricorrendo proprio agli esuberi indicati nelle varie diramazioni dello Stato, a cominciare ovviamente dagli enti provinciali. Si tratta di una vera e propria fotografia che gli enti pubblici sono chiamati a fornire entro il prossimo 13 aprile, dunque a due settimane dalla realizzazione dei piani sul personale delle province. Alle pubbliche amministrazioni verrà affidata una vera e propria scheda dove, settore per settore, andranno inserite informazioni sullo stato del personale operante ed eventualmente superfluo.
Insomma, a Roma si accelera, mentre nei territori la riforma procede a rilento. Nel mezzo, i dipendenti rischiano di rimanere imprigionati in un limbo che ricorda quello degli esodati, da anni bloccati dalle riforme frettolose di vari governi. Naturalmente, i diretti interessati fanno gli scongiuri, ma se la situazione non si sbloccherà a breve gli esiti potranno essere davvero imprevedibili.
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