Nuovo Governo: la “saggia” via delle riforme istituzionali

Pierpaolo Pota 24/04/13
Con il giuramento alle Camere riunite, è iniziato il nuovo settennato alla Presidenza per Napolitano, una rielezione sintomatica di una situazione a dir poco eccezionale. Eccezionalità che, come ha sottolineato  lo stesso Napolitano nel suo discorso di insediamento, è  dovuta all’ “irresponsabilità” delle forze politiche che lo hanno portato ad assumere “un ulteriore carico di responsabilità per far uscire le istituzioni da uno stallo fatale”. Il Presidente ha quindi chiesto (o forse sarebbe meglio dire preteso) a tutte le forze politiche che “si prendano con realismo le loro responsabilità” perché “Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana”.

Il Presidente ha quindi fatto esplicito riferimento alle due relazioni (in materia economico-sociale ed europea e sui temi istituzionali) elaborate dai Gruppi dei saggi  da lui nominati al fine di individuare una serie di proposte programmatiche che potessero divenire terreno di condivisione per le forze politiche. Documenti – ha sottolineato Napolitano alle Camere – di cui non si può negare – se non per gusto di polemica intellettuale – la serietà e concretezza. (…) Se poi si ritiene che molte delle indicazioni contenute in quei testi fossero già acquisite, vuol dire che è tempo di passare, in sede politica, ai fatti; se si nota che, specie in materia istituzionale, sono state lasciate aperte diverse opzioni su vari temi, vuol dire che è tempo di fare delle scelte conclusive. E si può, naturalmente, andare anche oltre, se si vuole, con il contributo di tutti.

 

È probabile, quindi, che le relazioni costituiranno la traccia per il nuovo Governo (se mai se ne riuscisse a formare uno) e il Parlamento su cui saranno chiamate a confrontarsi e, si spera, ad intervenire.

Il Gruppo sulle riforme istituzionali composto dai senatori Mauro e Quagliariello e i professori Onida e Violante, hanno suggerito, in maniera indicativa data la brevità dei tempi, una serie di riforme volte a “ravvivare la partecipazione democratica”, “assicurare efficienza e stabilità al sistema politico” e “rafforzare l’etica pubblica”. Il documento contiene una serie di proposte estremamente positive, da troppo tempo  disattese ma indispensabili per il Paese. Di seguito alcune delle proposte presenti nel documento, a mio avviso di maggiore interesse, raccolte per aree tematiche.

 

Proposte per un sistema istituzionale più efficiente:

– La previsione del superamento del bicameralismo paritario attraverso una sola Camera politica ed una seconda Camera rappresentativa delle autonomie regionali (Senato delle Regioni). Corretta, inoltre, la previsione del bicameralismo paritario per l’approvazione di leggi di particolare rilevanza quali ad esempio le leggi costituzionali e quelle in materia di organi di governo e funzioni fondamentali degli enti locali. Come in tutte le Costituzioni degli Stati federali, inoltre, si prevede che la Camera rappresentativa degli enti locali non sia legata al rapporto fiduciario con il Governo.

– In un’ottica di maggiore stabilità del Governo, vi è la previsione della c.d. sfiducia costruttiva.

Modifica dei rapporti tra Stato e Regioni. Al fine di ridurre l’ingente numero di conflitti di attribuzione tra i poteri spettanti allo Stato e alle Regioni si suggerisce di ridurre l’elenco delle materie di competenza concorrente, per assegnarle alla competenza esclusiva dello Stato. L’art. 117 della Costituzione, infatti, prevede alcune materie, quali ad esempio la produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, che inspiegabilmente sono di competenza concorrente tra Stato e Regione. In tale ottica, inoltre, è fondamentale inserire, come previsto nella relazione, una clausola di supremazia (o di cedevolezza) come previsto in Germania: nelle materie di competenza concorrente, la legislazione regionale “cede” nel momento in cui legifera lo Stato.

 

Alcune disposizioni che possono contribuire a rendere il processo legislativo più celere, trasparente e condiviso:

Procedura d’urgenza per i provvedimenti governativi considerati prioritari (il Presidente del Consiglio può chiedere che vengano votati entro un termine), che consente in tal modo di rafforzare la funzione di indirizzo politico del Governo (costituzionalmente riconosciuta, sebbene in quest’ultimo tempo sembra che tutti se lo siano dimenticati)

Divieto dei maxi emendamenti. L’abuso dell’utilizzo di tale strumento, associato alla questione di fiducia nel corso dell’esame dei disegni di legge di conversione, ha prodotto numerosi “mostri normativi”: provvedimenti eterogenei per contenuto ed adottati nell’assoluta urgenza e senza il necessario confronto (l’ormai famoso assolto alla diligenza).

– Nella stessa ottica di trasparenza del procedimento legislativo e migliore qualità dei testi normativi, il documento suggerisce alcune modifiche regolamentari che prevedano che i disegni di legge debbano avere un contenuto omogeneo; ogni articolo un oggetto unico e definito e ogni emendamento deve contenere una unica proposta normativa.

– Porre rimedio all’abuso della decretazione d’urgenza, costituzionalizzando i limiti previsti dalla legge 400/88 (per citarne uno su tutti, il comma 3 dell’art. 15 prevede: “I decreti devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo  e  corrispondente  al titolo”).

– La previsione della pubblicità dei lavori delle Commissioni parlamentari a fini di maggiore conoscibilità delle loro attività;

Ampliare le categorie di soggetti audibili e direttamente convocabili dalle Commissioni, in modo formale (quindi con le garanzie di pubblicità integrale delle sedute);

– Un maggiore utilizzo della Commissione in sede redigente (Il testo del disegno di legge è non solo esaminato ma anche votato in Commissione per singoli articoli, spettando all’Assemblea la “sola” votazione del provvedimento nel suo complesso) al fine di ampliare il confronto sul merito dei provvedimenti e per consentire all’Aula di concentrarsi sul significato politico delle proposte.

 

Misure volte a rendere il sistema politico e partitico più trasparente:

– La previsione di regolamentare i partiti politici, attraverso regole su statuti (ad es. organi dirigenti elettivi, procedure per modificare gli statuti) e il relativo finanziamento pubblico (che a mio avviso, a garanzia della democrazia, deve essere regolamentato in maniera stringente ma non soppresso).

– L’istituzione delle Giunte per la Deontologia Parlamentare che devono vigilare sugli eventuali conflitti di interessi dei parlamentari, sulla compatibilità delle attività e delle iniziative non parlamentari di deputati e senatori sulla trasparenza delle loro attività.

– Una legge volta a prevenire il conflitto tra interessi privati e interesse pubblico da parte di coloro che sono chiamati a perseguire quest’ultimo.

 

In questo quadro, si inserisce il tema della regolamentazione e trasparenza dell’attività di lobbying, a me particolarmente caro (vedi Regolamentare l’attività di lobbying: un tema di quotidiana attualità del 3 dicembre 2012).

È importante il richiamo fatto nella Relazione alla “legittimità” e all’ “utilità” dell’attività svolta dai gruppi di interesse e non può che essere apprezzato il tentativo del Gruppo di lavoro di suggerirne la regolamentazione al fine di eliminare la mancanza di trasparenza. Il Gruppo riprende quanto già ampiamente previsto in precedenti progetti di legge relativamente all’elenco dei lobbisti, ma pone le basi di due principi, a mio avviso, estremamente importanti: la legge, per essere efficace, necessità del contributo di tutti i soggetti coinvolti; non basta la trasparenza delle lobby, ma è  necessaria la trasparenza dei decisori. Il Gruppo, in particolare, propone una disciplina che si basi su tre punti fondamentali:

– istituzione presso la Camera, il Senato e le Assemblee regionali dell’albo dei portatori di interessi;

diritto a essere ascoltati nella istruttoria legislativa relativa a provvedimenti che incidono su interessi da loro rappresentati;

il decisore deve rendere esplicite nella relazione al provvedimento le ragioni della propria scelta e deve evitare ogni possibile situazione di potenziale o attuale conflitto di interessi.

 

Adesso non resta che sperare che il Parlamento sia altrettanto “saggio” e trasformi in atti concreti le proposte formulate, avviando quella serie di riforme di cui ha tanto bisogno il nostro Paese. Del resto, per riprendere una nota citazione del poeta greco Eschilo, “La saggezza si conquista attraverso la sofferenza” e, almeno quest’ultima, al momento in Italia non manca.

Pierpaolo Pota

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