Le novità fiscali 2015: 730 precompilato, voluntary e Iva

Redazione 15/01/15
Fisco, il 2015 è stato più volte annunciato come l’anno della rivoluzione. Almeno, a detta del premier Matteo Renzi, quelli che ci attendono dovrebbero essere i mesi in cui il sistema tributario italiano cambierà i suoi connotati, grazie a una legge delega di riforma e a svariati decreti, promessi e già presentati. Ne discutiamo con Lelio Cacciapaglia, revisore contabile, docente, più volte componente di Commissioni ministeriali con incarichi istituzionali presso il Ministero dell’Economia e autore di alcuni testi in materia, tra cui “Le nuove semplificazioni fiscali” di prossima uscita per Maggioli Editore.

 

Cacciapaglia

 

Il governo ha recentemente varato un nuovo decreto semplificazioni: semplifica veramente?

Il decreto n. 175/2014 del 21 novembre scorso, va senz’altro nella direzione di semplificare e razionalizzare taluni adempimenti a carico dei contribuenti e, al riguardo, occorre rilevare con soddisfazione che ha ottenuto l’apprezzamento degli interlocutori istituzionali dell’amministrazione finanziaria (associazioni di categoria e ordini professionali), i quali si sono attivati in modo significativo per segnalare alcune delle problematiche che sono state poi oggetto di intervento legislativo.

Occorre, tuttavia, prendere atto che le esigenze dell’amministrazione finanziaria  di monitoraggio di dati rilevanti ai fini impositivi e di acquisizione di elementi utili ai fini del contrasto all’evasione, comporta l’accresciuta necessità, da parte degli operatori professionali (banche, assicurazioni, commercialisti e  consulenti del lavoro), di acquisire, codificare e trasmettere in modo oramai quasi contestuale numerosi elementi dei contribuenti che hanno, seppure indirettamente, rilevanza fiscale.

In una economia complessa come quella italiana, in cui la leva fiscale viene utilizzata non solamente per le necessità dell’erario ma anche per garantire, mediante sgravi, esenzioni e agevolazioni, il sostegno a settori nei quali lo Stato non è in grado di intervenire per mancanza di risorse e di capacità organizzativa (sport, cultura, patrimonio artistico, sostegno ai non abbienti, ricerca e sviluppo) oltre alle esigenze di aderenza ai principio comunitari imposti da Bruxcelles, si producono a getto continuo e a volte ossessivo norme specifiche che magari nascono e poi muoiono nel giro di una stagione, per essere poi rieditate previa rivisitazione e poi ancora mofdificate. Disposizioni la cui complessità e poliedrica articolazione richiede quasi sempre numerose circolari e risoluzioni interpretative di molte decine di pagine da parte dell’agenzia delle entrate o delle altre agenzie fiscale. Tutto ciò  non aiuta certamente a costruire un Fisco semplice e razionale, poiché nessuna disposizione si riesce a consolidare.

Il ministro dell’Economia e lo stesso premier Renzi non hanno fatto mistero di puntare molto sulla voluntary disclosure. Ma allo stato attuale, questa è effettivamente attiva?

La Legge 186/2014 che introduce disposizioni per facilitare il rientro dei capitali dall’estero è in vigore dal 1° gennaio scorso, tuttavia per la concreta operatività siamo in attesa di un apposito provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate che disciplinerà le modalità di  presentazione dell’istanza di collaborazione volontaria e di pagamento dei relativi debiti tributari, nonché ogni  altra  modalità  applicativa della relativa procedura. Si tratta di un atto molto atteso dagli operatori posto che si avrà tramite questo provvedimento il perimetro definitivo entro il quale gli interessati potranno fare le proprie valutazioni e di conseguenza decidere se aderire o meno al rimpatrio. Altra data di rilievo è quella del 2 marzo prossimo, termine previsto dalla norma per consentire agli stati black list di stipulare con l’Italia accordi per lo scambio di informazioni. In questo caso, il costo del rimpatrio si dimezza. Ad ogni modo, in mancanza di accordo tra Italia e paese estero il soggetto che intende regolarizzare la propria posizione può decidere di trasferire le proprie disponibilità finanziarie in un paese virtuoso e da li regolarizzare con le sanzioni non raddoppiate.

Veniamo alle novità sulle lettere di intento: cosa cambia per gli esportatori abituali?

Con le nuove procedure informatiche in vigore dal 1° gennaio 2015, gli obblighi di comunicazione all’amministrazione finanziaria della richiesta di fatturazione senza Iva si sono ribaltati, posto che è l’esportatore abituale e non più il fornitore a predisporre la comunicazione e trasmetterla all’amministrazione finanziaria. Il nuovo software a disposizione degli esportatori abituali è già in linea sul sito dell’agenzia. Al fornitore, tuttavia, viene chiesto, prima di emettere la fattura senza IVA,  di controllare tramite l’apposita funzione sempre presente sul sito dell’agenzia che la lettera d’intento e gli estremi del protocollo informatico rilasciato dal software all’esportatore abituale coincidano con quelli che quest’ultimo gli ha trasmesso, presumibilmente via Email. Certamente la procedura rispetto al passato non si è alleggerita, ma ha il pregio che la maggior parte delle incombenze fa ora carico al diretto interessato, vale a dire l’esportatore abituale. Entrambi, ad ogni modo, hanno l’obbligo di annotare sull’apposito registro gli estremi delle dichiarazioni d’intento emesse e ricevute mentre il fornitore dovrà indicare in dichiarazione Iva gli elementi delle forniture effettuate senza applicazione dell’IVA.

Il 2015, sul fronte fiscale, è stato annunciato come l’anno della dichiarazione precompilata e un fisco finalmente a portata di utente medio al pc. In cosa consiste esattamente il modello 730 telematico?

Il Modello 730 cd. precompilato è un modello 730 messo a disposizione del contribuente da parte dell’amministrazione finanziaria il quale potrà prelevarlo direttamente dal sito dell’agenzia, inizializzandoci a Fisconline, o tramite un CAF o un intermediario abilitato e accettarlo con i contenuti che troverà, oppure correggerlo e integrarlo con altri dati rilevanti ai fini reddituali. Almeno per il periodo d’imposta 2014, siano ancora distanti da ritenere che il traguardo del “leggo, confermo e spedisco” sia raggiunto, posto che mancano, come la stessa agenzia delle entrate ha fatto presente, ancora numerosi dati con impatto fiscale, quali ad esempio, le spese mediche, quelle per la frequenza di attività sportive di ragazzi, i versamenti alle ONLUS; senza considerare che alcuni dati precompilati potrebbero essere fiscalmente non corretti: si pensi, ad esempio, degli interessi passivi sui mutui per l’acquisto dell’abitazione, trasmessi dalla banca all’agenzia delle entrate, precaricati da questa sul modello 730, ma indeducibili posto che il contribuente, nel frattempo, ha trasferito la propria residenza altrove.

Sicuramente non aiuterà alla diffusione del modello 730 (precompilato o meno) la circostanza che, a decorrere dal periodo d’imposta 2014, in caso di errori il CAF e l’intermediario è responsabile per una somma pari all’imposta, alla sanzione e agli interessi, senza peraltro la possibilità di rivalersi nei confronti del proprio cliente neanche per l’imposta. Questo è l’aspetto critico, unitamente al fatto che, almeno per un altro paio di generazioni, è del tutto utupistico ipotizzare che un pensionato che abbia i requisiti per poter dichiarare i propri redditi tramite il Modello 730 possa provvedere a scaricare dal sito, previa iscrizione, il proprio “precompilato”, valutarne i contenuti, integrarlo se occorre e trasmetterlo. Non vorrei si debba assistere ad una migrazione dai modelli 730 al modello Unico con la conseguenza che le persone a credito si troveranno a recuperare i propri soldi a distanza di tempo. Di ciò ne gioveranno,  in termini finanziari, le case dell’Erario ma questo non aiuterà certamente l’economia del paese.

Redazione

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