Le P.A. come tangentopoli: è allarme corruzione per la Corte dei Conti

Redazione 22/02/13
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E’ allarme corruzione nella pubblica amministrazione, i livelli non sono mai stati così alti da tangentopoli, anzi il fenomeno è talmente radicato e frequente che si potrebbe parlare di una tangentopoli bis. Lo dice, non senza amarezza,  Antonio Caruso, procuratore della Repubblica della Corte dei Conti della Lombardia “la corruzione è entrata nel sistema, ne fa parte integrante” è “una piaga ben più grave di 20 anni fa, bisogna combatterla come si fa con la mafia” afferma il procuratore.

Dunque è questo il quadro inquietante che emerge dalla relazione che Caruso ha presentato all’inaugurazione dell’anno giudiziario, dove non solo ha descritto la situazione attuale della Lombardia ma ha allargato la propria riflessione a tutto il paese. Il procuratore ritiene che ci sia “una serie sconcertante di fenomeni corruttivi e concussivi” che non possono essere tollerati oltre dal sistema vigente, perché attraverso l’uso disinvolto del denaro si stanno generando sprechi e “mercificazioni del bene pubblico per l’arricchimento personale”.

Il fenomeno della corruzione, secondo la Corte dei Conti, va tenuto costantemente monitorato dal momento che è vivo e ben presente nella realtà italiana, ma soprattutto è in espansione e presenta margini di crescita, tanto che la situazione è addirittura peggiorata rispetto allo scandalo del ’92. “La corruzione si è ormai annidata nel profondo del tessuto sociale e costituisce una intollerabile distorsione del sistema, contribuendo alla disaffezione del cittadino nei confronti delle istituzioni” non è del resto un caso se l’Italia detiene il primato europeo per tasso di corruzione percepita.

Le cosiddetta “mazzette”, da una parte indeboliscono il sentimento etico civile, creando una mentalità “sempre più incline a considerare lo spazio pubblico come preda degli interessi personali”, dall’altro scoraggiano gli investimenti con “costi elevatissimi a carico della comunità”. La regione Lombardia con quasi 10 milioni di abitanti è la più popolosa d’Italia e sono stati appena 6 magistrati ed un procuratore ad intraprendere le indagini territoriali, nonostante questa ristrettezza di organico, però nel 2012 la Procura ha emesso 86 atti di citazione che, praticamente, sono i processi avviati per un danno presunto complessivo di oltre 11 milioni e mezzo di euro.

21 di questi processi riguardano illeciti connessi a tangenti, peculato, falso, truffa e turbativa d’asta. I pm contabili, cui sono pervenute 1.194 nuove denunce, hanno iniziato 2.007 indagini contabili, contro le 1.640 del 2011, tuttavia tra il 2008 e il 2012 nelle casse dello Stato, per le difficoltà nei recuperi, sono entrati solo 17,2 milioni successivamente alle sentenze. Dunque è evidente che nonostante l’impegno le esigue forze della Procura non sono sufficienti per contrastare il fenomeno della corruzione.

“La corruzione va aggredita con gli stessi sistemi utilizzati contro le mafie” dichiara Caruso “nuovi modelli operativi di cooperazione” tra magistratura penale, contabile e tra forze di polizia, “razionalizzazione ed economizzazione delle risorse” e una condivisione maggiore delle informazioni.

In merito a questo, Caruso in prima persona si è mosso per creare con le Procure lombarde protocolli d’intesa che fissano vie preferenziali per uno scambio di atti che ha già fornito i suoi frutti con l’inizio d’inchiesta contabile anche nella vicenda sulla corruzione Maugeri – San Raffaele, fra  cui indagati compare Roberto Formigoni accusato di aver percepito benefit e denaro per 8 milioni di euro dal faccendiere Daccò.  Formigoni, fuori dall’aula della cerimonia, ha dichiarato che “è una inchiesta che finirà nel nulla” e che è necessario lottare affinché la corruzione sparisca definitivamente.

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