La bioetica si divide: l’obiezione di coscienza è un obbligo. Il testo del parere

Redazione 30/07/12
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Per legittimare il diritto alla vita è necessario proteggere l’obiezione di coscienza quindi proteggere chi davanti ai “diritti inviolabili dell’uomo” ed eventi come la nascita, la mallattia, la morte e, pur in presenza di una legge dello Stato, “chiede di poter non adempiere a comandi contrari alla propria coscienza“.  Questa, lecita, disobbedienza che, recentemente, sta riguardando soprattutto la Sanità e, nella fattispecie, la legge 194 è un diritto costituzionalmente fondato anche se, va detto, lo Stato ha il dovere di mantenere “l’erogazione dei servizi, con attenzione a non discriminare né gli obiettori né i non obiettori“.

In questo senso si è espressa l’opinione del Comitato nazionale di bioetica sulla tematica piuttosto dibattuta dell’obiezione di coscienza; dunque anche se il documento discusso dal Comitato non raggiunge  una maggioranza totale è stato approvato e verrà reso pubblico a breve.

Sicuramente sarà un documento destinato a far dibattere in quanto, negli ultimi mesi, si sono verificati numerosi allarmi sul gigantesco numero di medici e paramedici obiettori di coscienza, che stanno, di fatto, condizionando l’applicazione della legge sull’aborto in molti ospedali italiani dove è il medico che decide secondo la propria coscienza.

Il Comitato, che trascura i dolori cui sono sottoposte le donne alla ricerca di reparti disponibili, è d’accordo con i movimenti pro – life e ribadisce la costituzionalità dell’obiezione di coscienza. Concetto ribadito anche da Lorenzo D’Avack, giurista e vice presidente del Comitato nazionale di bioetica; la legge 194 rientra in quel novero di tematiche come la fecondazione assistita e la vivisezione per cui la scelta dell’obiezione di coscienza risulta oltremodo lecita. “Le nuove sfide della bioetica – spiega D’Avack – che presto dovranno confrontarsi con leggi su temi come eutanasia, testamento biologico, nascita, morte, tutti diritti inviolabili dell’uomo, ci impongono di tutelare chi decide di non “obbedire”, senza per questo essere discriminato o punito. Ma lo stato a sua volta deve garantire cure e servizi a chi li chiede”.

Prosegue, inoltre, il vice presidente del Comitato ” E’ inaccettabile che in presenza di una legge che legalizza l’aborto, in un ospedale non ci sia nessun medico non obiettore. E se si verificasse una situazione di questo tipo, a mio parere deve essere privilegiato il diritto della donna che chiede di abortire, rispetto al diritto dell’obiettore”. E’ evidente che si cammina, come i migliori equilibristi, su di un filo sottile, il vuoto sottostante è ad un passo. Il Comitato cerca di preservare una posizione equidistante secondo cui sia possibile definire l’obiezione un principio “democratico in quanto preserva il carattere problematico delle questioni inerenti alla tutela dei diritti fondamentali, senza vincolarle al potere delle maggioranze”.

La situazione reale però è più tesa e complessa, la pressione sempre più forte esercitata dai movimenti per la vita, il boicottaggio nei consultori contro chi chiede i certificati per abortire o la pillola del giorno dopo, l’emarginazione dei pochi medici che ancora resistono nei reparti Ivg, rischia di trasformare l’obiezione di coscienza nel pretesto per abolire la legge 194.

Qui il testo integrale del parere del comitato nazionale per la Bioetica

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