Vivisezione killer, Green Hill chiude ma i dubbi restano

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Pensare a 2.500 cani beagle in gabbia, ammassati uno all’altro e al buio, mi fa venire il voltastomaco. Anche perché sono sempre stato un animalista convinto, non al punto da diventare vegetariano ma sicuramente al punto da sacrificare tempo, spazio e lacrime per “quattrozampisti” vari. Io, con questo film qua, ho pianto come forse mai per una pellicola al cinema. Ma il rischio, quando si parla di vivisezione, è dimenticarsi il perché la si fa: non si può paragonare la ricerca scientifica scorretta alle battaglie tra pitbull o alle corride maledette, sono attività troppo diverse, nelle modalità e per gli scopi, per fare di tutta un’erba un fascio come di solito accade.

Il sequestro di Green Hill, l’allevamento di Montichiari ora coi sigilli fuori dai cancelli dopo l’intervento del Corpo Forestale dello Stato che ha portato anche all’inserimento, nel registro degli indagati, di tre persone tacciate di “maltrattamento di animali” (articolo 544 ter del codice penale), conferma che evidentemente la linea sottile tra mezzo e fine non esiste, quando si parla di esseri viventi. Però, affermano ricercatori e farmacologi, se Flemming e i suoi allievi non avessero sperimentato la penicillina sui topi, per quanto ancora una tonsillite, una bronchite o una tracheite avrebbero rischiato di ucciderci? E chi decide chi è degno di essere cavia e chi no? In base a cosa? Alla bellezza estetica? Al rapporto con l’uomo? Forse all’intelligenza?

E’ francamente impossibile, essere tutti d’accordo su un argomento che però nel nostro Paese unisce più che dividere:  molti animalisti sostengono che non solo sia sbagliato come principio, sperimentare su tutti gli animali, ma anche inutile a fini medici. Secondo questa teoria, ci sono alcuni farmaci che in passato si sono dimostrati sicuri ed efficaci per gli animali e non per gli uomini. Di fatto, nessuna specie può essere paragonata all’uomo e, di conseguenza, la sperimentazione animale sarebbe inutile. Qui entriamo nel merito dei miliardi di dollari o euro e delle case farmaceutiche, che prima di commercializzare un prodotto devono essere sicure che funzioni. Al cento per cento. Credo sia quel che pensa anche Michela Vittoria Brambilla quando, in coro con l’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), sentenzia: “il motivo per cui la sperimentazione sugli animali viene mantenuta e’ solo di tipo economico, questo è un grande segno di cambiamento per l’Italia“.

Un cambiamento che sembra addirittura più integralista di quanto vorrebbe l’Europa, e che soddisfa in pieno la Lega Anti Vivisezione soddisfatta a metà per l’approvazione dell’articolo 14 della legge comunitaria 2011 sui criteri e i vincoli della direttiva Ue sulla vivisezione. L’articolo, che prevede divieto di allevamento a scopo di vivisezione, l’anestesia e analgesia degli animali durante la sperimentazione, il divieto di test ai fini di didattica universitaria e l’incentivazione di metodi di ricerca che non prevedano l’utilizzo di cavie, non proibisce completamente la pratica, anche se nel nostro Paese  già dal 1991 è vietato l’uso dei randagi nei laboratori e, dal 2008, non si possono più usare animali per scopi didattici. Non solo: entro il prossimo 10 novembre si dovrebbero approvare in Parlamento norme ancor più restrittive di quelle europee.

Torniamo però ai nostri beagle, che per ora non potranno uscire dall’azienda, e i cui rappresentanti tentano di difendersi in ogni modo (“Siamo sconcertati dal clima di persecuzione a cui stiamo assistendo, arrivato al punto di bloccare un’attività che dà lavoro a decine di dipendenti per cercare di dimostrare la validità di accuse pretestuose respinte nei fatti da innumerevoli ispezioni“, dicono). Gli animali resteranno infatti in custodia della Green Hill, responsabili assieme al sindaco di Montichiari e alla Asl locale. Dovranno curarli, alimentarli, farli uscire. Basterà guardarli negli occhi per scorgerne la sofferenza, sperando che tutti e 2.500 trovino un padrone. Uno di quelli seri, però. Non, come purtroppo ce ne sono a pacchi, uno di quelli che poi magari a Ferragosto li abbandona in autostrada perché le vacanze sono le vacanze. Altrimenti torniamo ipocriti e senza rispetto della vita.

 

Matteo Peppucci

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