Italia, patria del poker clandestino: tutti giocano e nessuno potrebbe

Il gioco del poker, in Italia, è illegale in quanto è vietato per legge. Quello che molti non sanno però è che praticamente tutti i giochi di carte che prevedano un tornaconto pecuniario sono proibiti. La differenza sta nel fatto che né la briscola, la scopa o il tre sette sono diventati fenomeni di massa, ma, soprattutto, sono entrati a far parte della cultura degli adolescenti come ha fatto il poker.

La diffusione di questo gioco, infatti, riguarda per la maggior parte giovani e giovanissimi: sono sempre di più i minorenni che approcciano alle cinque carte scoperte, meglio conosciute come texas hold’em, tramite gli amici o semplicemente i social network che mettono a disposizione vere poker room on line per lo più gratuite.

Da internet alla realtà il passo è breve, anche perché trovare situazioni reali in cui cimentarsi al tavolo verde è davvero semplice. Sono sempre di più infatti i gestori di bar, ristoranti, alberghi che mettono a disposizione i propri locali, dopo l’orario di chiusura naturalmente, per allestire vere e proprie bische clandestine o semplicemente partite fra amici, anche se per la legge non ci sarebbe differenza perché, come detto, qualora il gioco sia finalizzato ad una vincita in denaro costituisce gioco d’azzardo e in Italia è penalmente perseguibile.

In realtà una legge finalizzata alla regolamentazione di queste attività ci sarebbe, ed è la legge 98/2011: è evidente, infatti, che esiste la necessità di una regolamentazione specifica di questa attività visto che coinvolge fasce della popolazione eterogenee e soprattutto non esiste un reale modo per controllarla e arginarla visto che anche le forze dell’ordine, seppur in flagranza di reato, avrebbero il loro da fare a dimostrare che si stanno giocando soldi se gli avventori sostenessero il contrario.

Il processo di regolarizzazione del gioco, per stessa ammissione di Armando Iaccarino, direttore dei Monopoli di Stato, è lungo e tortuoso, infatti, dopo la legge sarebbe necessario sancire un bando di gara mirato a definire chi possa essere abilitato a gestire ed ospitare queste pratiche ludiche.

Secondo il direttore dei Monopoli, dietro la maggior parte di queste bische improvvisate si nasconde la criminalità organizzata che mediante questa attività ricicla denaro sporco; sicuramente c’è un fondo di verità in questo ma è altrettanto vero che spesso queste bische non sono altro che ritrovi di amici o di avventori dello stesso bar, è un fenomeno da stigmatizzare perché coinvolge i minorenni ma andrebbe liberalizzato e non convogliato nelle sfere di interesse dello stato.

Non è scandaloso che chi ospita queste “serate” prenda una quota della vincita, è un po’ come quando si porta del vino quando si è invitati a casa di qualcuno; il punto non è certamente questo ma proteggere i giovani dal vizio della scommessa, del gioco d’azzardo che sono vere e proprie malattie sociali.

Una legge chiara, che regolamenti il gioco, il contesto in cui si può espletare e l’età di chi lo può praticare sono gli step necessari per migliorare la situazione attuale, che però sia ancora una volta lo stato ad intromettersi accollandosi eventuali introiti sembra fuori luogo, perché a questo punto non si capisce perché sia eticamente corretto che il gioco d’azzardo sia gestito dallo stato ma la prostituzione no, non stiamo forse parlando di due attività che affondano le loro radici nell’illegalità? Su certe cose, e ci riferiamo al poker, dovrebbe essere il buon senso del cittadino ad aiutare il rispetto delle leggi e a difendere i giovani dal pericolo di incorrere in meccanismi sociali pericolosi. 

Alessandro Camillini

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