Si tratta di un punto su cui partiti, analisti e talk show dibatteranno a lungo, che certifica una volta di più la forte disaffezione dell’elettorato nei confronti della politica, in maniera ancor più preoccupante, questa volta, anche nei confronti di quella locale. Addirittura, è la Capitale a fornire una prestazione ben al di sotto della media nazionale, che già ieri sera si aggirava intorno al 20% in meno rispetto alla precedente tornata.
Dunque, la speranza che nutrivano gli osservatori per Roma, cioè che il derby della finale di coppa Italia tenutosi ieri allo stadio Olimpico, avesse soltanto rimandato l’appuntamento dei romani con le urne, è stata seccamente smentita: dal popolo elettore è arrivato l’ennesimo segnale di insofferenza nei confronti di una classe politica sempre più ritenuta incapace di dare risposte concrete.
E questo dato, come già illustrato nella serata di ieri dopo il dato sconfortante delle 22, potrebbe favorire, per i risultati finali di questo primo turno elettorale, le formazioni cosiddette “minori”, cioè, in realtà, al di fuori dei due schieramenti tradizionali. Difficile, infatti, definire di rango inferiore un partito come il MoVimento 5 Stelle, che alle elezioni dello scorso febbraio ha conteso al Pd la palma di primo partito italiano e ormai presente un po’ in tutta Italia e in moltissime giunte locali e regionali, oltre che, naturalmente, in Parlamento. Il candidato sindaco di Beppe Grillo per la guida al Campidoglio, Marcello De Vito, si è detto sicuro di approdare al ballottaggio del prossimo 9 e 10 giugno. La prospettiva, però, resta molto remota perché arrivare al secondo turno significherebbe raggiungere quantomeno il 30% dei voti, una soglia forse proibitiva per la lista di Beppe Grillo che, al solito, corre in solitaria.
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