Elezioni regionali: perché De Luca imbarazza Renzi e il Pd

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Da alcune settimane, è il protagonista assoluto della politica nazionale. Con le elezioni regionali ormai alle porte, i nodi stanno venendo al pettine per Vincenzo De Luca, candidato del Partito democratico e di centrosinistra alla tornata che eleggerà il nuovo presidente della Campania.

Personaggio scomodo, che ha ricoperto diversi incarichi sullo scenario politico, attualmente sindaco di Salerno per il quarto mandato dopo aver ottenuto percentuali quasi bulgare alle elezioni amministrative che lo hanno visto protagonista (l’ultima, nel 2011, lo ha visto trionfare con il 74% dei voti).

Già deputato per due legislature e sottosegretario ai Trasporti del governo Letta, De Luca ha sempre occupato posizioni di grande influenza nello scacchiere della politica nazionale e in particolare del centrosinistra, di cui è stato uno dei principali esponenti meridionali sin dall’epoca dell’Ulivo e dell’Unione di Prodi, poi naufragata.

L’imbarazzo del Pd

A poche ore dalle elezioni regionali che vedono coinvolte altre sei regioni oltre alla Campania – QUI TUTTI I CANDIDATI – il Partito democratico e soprattutto il segretario e presidente del Consiglio Matteo Renzi si trovano nella scomoda posizione di augurarsi, quasi, la sconfitta del proprio simbolo.

Anche se ammissioni in questo senso non sono arrivate, né sono previste per ovvi giochi politici, infatti, il governo dovendo scegliere si risparmierebbe la grana che potrebbe emergere in seguito a un’eventuale elezione di De Luca a presidente della Campania.

Dopo le primarie dello scorso primo marzo il sindaco di Salerno è risultato il candidato più votato, affermandosi a tutti gli effetti come il nome del centrosinistra per la successione al presidente uscente – e anch’esso di nuovo in pista per la conferma – Stefano Caldoro.

Peccato, però, che poche settimane prima delle consultazioni interne al centrosinistra che lo hanno visto vincitore con il 52% delle preferenze, era arrivata la condanna dal Tribunale della sua città a un anno di reclusione e di interdizione dai pubblici uffici per abuso d’ufficio. Quando De Luca ricoprì l’incarico di commissario straordinario nella costruzione di un termovalorizzatore a Salerno, venne nominato project manager di un ingegnere comunale, una figura non prevista da parte dell’ordinamento. Assolto per l’accusa di peculato, il sindaco venne però dichiarato colpevole per l’altro capo di imputazione.

A norma della legge 190/2012 applicata dal decreto legislativo 235/2012 altrimenti nota come “legge  Severino”, dunque, De Luca è incorso immediatamente nella sospensione da sindaco di Salerno per un totale di 18 mesi, una situazione che potrebbe paradossalmente ripetersi nelle vesti di governatore, qualora il candidato Pd dovesse diventare governatore dopo lo spoglio di domenica sera. Ieri, poi, si è aggiunta anche la voce della Cassazione, quando ha sottolineato come il giudizio sulla sospensione ed eventuale reintegra di De Luca sia da affidare alla giustizia ordinaria e non a quella amministrativa. Ma il candidato non molla e, anzi, ha affermato che a parere del presidente del Consiglio quello della normativa sull’incandidabilità sarebbe un problema “superabile”. Un’affermazione che, a qualcuno è suonata come una promessa di un ritocco “ad personam” della legge vigente.

Insomma, ce ne sarebbe già abbastanza per mettere in difficoltà anche il più importante partito del Paese, ma, nelle ultime ore di consegna delle liste a sostegno dei candidati è emersa un’altra questione assai spinosa: quella degli impresentabili.

Vincenzo De Luca è sostenuto, oltre che dal Pd, anche da Udc, Centro democratico-Scelta civica, più Campania in rete, Autonomia – Noi Sud, Alleanza democratica, Cristiani democratici uniti. Una volta consegnati gli elenchi con tutti i nominativi degli aspiranti consiglieri, sono saltate all’occhio due questioni: da una parte, i membri di alcune formazioni precedentemente legate al centrodestra, e dall’altra, qualche infiltrazione potenziale di esponenti vicini ai clan della criminalità organizzata.

Lo stesso De Luca ha ammesso che qualche nome imbarazzante è finito nelle liste minori, introdotto nelle ore immediatamente antecedenti la consegna definitiva delle liste e per questo sfuggito al controllo interno. Senza indicare con chiarezza le generalità di questi soggetti, De Luca si è limitato a qualche generico appello a non votare simili esponenti. Il governo, dal canto suo, ha mostrato ancora più insofferenza e, proprio in questi giorni, sta diramando alcuni elenchi di personalità candidate alle imminenti elezioni, definite appunto “impresentabili” per i propri trascorsi con la giustizia, rivendicando quanto di buono approvato nella recente normativa anticorruzione.

L’impressione è che il “ciclone De Luca” non si sia ancora abbattuto completamente sulla politica italiana: la resa dei conti avverrà domenica.

 

Francesco Maltoni

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