Ecco il nuovo codice di comportamento dei dipendenti pubblici. Il testo

Redazione 07/03/13
Domani approda in Consiglio dei Ministri il Dpr recante il regolamento per il Codice di comportamento nella Pubblica amministrazione. Nelle sue battute finali, dunque, dopo l’approvazione del decreto per la trasparenza, il governo Monti conferma di voler portare a termine il restyling della PA avviato in estate con la spending review e proseguito con le norme anticorruzione.

Questa volta, il tassello che si aggiunge alla riforma della macchina statale propugnata dall’esecutivo tecnico in scadenza, riguarda i dettami di comportamento per tutti i dipendenti, eletti o funzionari della pubblica amministrazione. L’esigenza di aggiornare questo corpus di regole si è manifestata soprattutto in seguito ai continui scandali che, nella seconda parte del 2012, hanno riguardato alcune regioni, in special modo Lazio e Sicilia, dove sprechi, malversazioni e contributi a pioggia hanno spolpato le casse pubbliche. Il provvedimento, che riguarda oltre 3 milioni di dipendenti pubblici, ha già ottenuto l’ok da parte di enti locali, Regioni e Consiglio di Stato.

Così, a fare le spese dell’ennesimo giro di vite nei confronti della pubblica amministrazione, sono ancora i lavoratori i quali, dopo aver subito l’ondata di esuberi firmata dal Ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi, si vedono ora costretti a obbedire ai nuovi “comandamenti” del buon pubblico ufficiale.

In tutto, gli articoli del provvedimento che arriva in Consiglio dei ministri sono 17 e riguardano alcune delle attività più frequenti che riguardano l’intera filiera del pubblico, dai ministri ai sottosegretari, ai dirigenti, fino a consulenti e fornitori. Tra le strette portate dal nuovo testo, troviamo le auto blu, oppure l’utilizzo di internet e telefoni cellulari per motivi personali.

Non solo: nel novero di comportamenti dichiarati illegali, troviamo innanzitutto il divieto assoluto di fornire “regali, compensi e altre utilità”, ivi inclusa l’impossibilità sia di richiedere che di accettare doni, anche senza manifestazione di volontà precedente. A salvarsi, spiega il regolamento sono esclusivamente “quelli d’uso di modico valore effettuati occasionalmente nell’ambito delle normali relazioni di cortesia”.

La soglia massima dei benefit concessi ai pubblici rappresentanti, spiega il provvedimento, è da intendersi a 100 euro, allargabili in situazioni rare fino a 150. Beninteso, però, il principio si estende anche alle altre “gentilezze” nei confronti dei pubblici impiegati, ossia anche alla somministrazione extra di prezzi agevolati o buoni pasto in eccesso.

Le norme sono da intendersi in vigore per tutti i parenti fino al secondo grado del funzionario pubblico e il loro divieto è da leggere in maniera bidirezionale, cioè sia da sottoposto a superiore e viceversa. Ciò che spetta agli alti dirigenti, invece, è il ruolo di rendere consapevole l’ente di eventuali partecipazioni di soggetti a istituti o aziende che possano scatenare casi di conflitto d’interesse, sempre entro il secondo grado di legame di sangue.

E proprio il tema del conflitto d’interessi tra pubblico e privato è una delle colonne delle linee di condotta generali del Dpr. In questo ambito, il Codice invita tutti i funzionari a una rigida osservazione delle prerogative costituzionali (“integrità, correttezza, buona fede, proporzionalità, obiettività, trasparenza, equità e ragionevolezza”), con l’assoluto stop all’utilizzo in forma privata di informazioni arrivate “per ragioni d’ufficio”.

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