I temi trattati
Nello specifico, i temi trattati sono stati quelli della genetica forense, delle tecnologie scientifiche e dell’uso sinergico di questi strumenti con il fine di supportare correttamente il funzionamento dell’apparato giudiziario, escogitando strategie di prevenzione ad evitare l’abuso delle evidenze scientifiche in tribunale e garantire la tutela della privacy delle persone sottoposte ad indagini.
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L’ambiente internazionale che ha caratterizzato quest’incontro è stato di proficuo impatto per l’ottima riuscita dei lavori in quanto i diversi professionisti, tra cui lo scrivente, tutti appartenenti agli ambienti accademici delle università europee, provengono da Stati ove le leggi in materia sono spesse volte diverse se non contrastanti.
La premessa
La premessa è stata che la “legge scientifica” è universale in teoria ma in pratica va relativizzata attraverso l’analisi epistemologica dei fondamenti del metodo scientifico che caratterizza la scienza strictu sensu e l’operare dei giudici alla ricerca della verità nei vari sistemi.
Tale aspetto, che potrebbe sembrare un limite, è stato invece il vero fulcro della discussione, in quanto, proprio grazie al diverso regolamento giurisprudenziale vigente, il confronto è stato nel merito degli approcci utilizzati per attribuire alle evidenze scientifiche il loro corretto valore probatorio.
Nuovi progetti di indagine
Altri punti di discussione nel merito sono stati: proposte per nuovi progetti di indagine, atti a perfezionare modalità di ricerca di tracce latenti e protocolli di “ultimo grido” per la prevenzione della contaminazione in fase di repertazione della fonte di prova biologica.
L’approccio valutativo “dinamico”
A seguito del mio intervento la discussione si è allargata all’approccio valutativo “dinamico” delle diverse evidenze scientifiche rinvenute su una stessa scena del crimine; ciò in conformità con quanto previsto dalla nuova teoria della “Criminologia Dinamica” proposta dal Giudice Gennaro Francione. L’idea base della teoria è la valutazione rigorosa dei dati in sinergia con prove forti tradizionali (non indizi congetturali!) ed in combinato di diverse evidenze scientifiche grazie alle quali è possibile risalire e valutare la dinamica dell’atto delittuoso in esame.
La formazione di una commissione ad hoc
I colleghi hanno molto apprezzato l’intervento condividendo gli obiettivi enunciati nella teoria. Hanno proposto, al fine di migliorare lo status quo e portare al massimo livello possibile l’ausilio fornito dagli scienziati forensi alla giustizia, la formazione di una “commissione ad hoc” per la valutazione sinergica delle diverse singole evidenze repertate a seguito della discussione delle stesse nel contraddittorio. Tale commissione di esperti potrebbe cosi’ aiutare ad abbattere un attuale limite, ossia la diversità di pensiero su singoli punti da parte dei diversi consulenti.
La suindicata commissione, va ben specificato, è pensata come “organismo super partes”, alle dipendenze della sola magistratura giudicante, con il compito di valutare, a seguito della discussione del contraddittorio, in funzione dinamica dell’atto delittuoso in esame, la valenza più o meno forte di ogni singola evidenza rinvenuta. Dovrà, quindi, farne un quadro di insieme, offrendo così al giudicante il massimo supporto, cosa possibile solo grazie alla multidisciplinarietà delle figure di esperti che compongono la ideata commissione (dal medico legale, al balista, al criminologo, al dattiloscopista, al biologo forense ecc.).
E’ bene ricordare che, traslando il brocardo “unus testis nullus testis” in “unum argumentum nullum argumentum”, mai una singola evidenza scientifica potrà essere da sola causa e ragione di un verdetto di condanna perché carente ed insufficiente se non supportata da ulteriori riscontri prima di tipo scientifico e poi di tipo investigativo classico.
In tale seminario, lo scrivente ha avuto il ruolo di “peer-review” (revisore tra pari), in quanto attualmente facente capo alla sezione di ricerca in genetica forense dell’Università di Copenaghen.
Grato alla commissione dell’ESRC (Economic & Social Research Council) per il ruolo assegnatomi in quest’occasione, sottolineo l’assenza all’evento dei miei colleghi italiani.
Se si vuol progredire in questo settore è necessario seguire eventi di tale importanza e noi italiani dovremmo batterci per rimediare a quanto sta accadendo nell’indagine giudiziaria svolgentesi nel nostro paese sempre più at random.
Dovremo essere molto più presenti in tali contesti scientifici per arricchire le nostre conoscenze e garantire con l’adozione dei processi epistemologici una giustizia che eviti la massa di errori giudiziari in cui oggi ci si imbatte per un metodo pragmatico, aristotelico, vecchio e decrepito.
Popper docet. Giudici e addetti ai lavori, giuristi e scienziati in senso stretto, si adeguino.
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