L’ex ministro ha poi raccontato di aver fatto ammenda anche con il ministro Cècile Kyenge, oggetto delle dure invettive pronunciate dallo stesso Calderoli, che gli sono valse delle onon proprio lusinghiere prime pagine no solo in Italia, ma in tutto il mondo. Come largamente noto, Calderoli aveva paragonato il ministro per l’Integrazione a “un orango”.
“L’affermazione non voleva avere significati razziali o razzisti, ho reso nocumento alle istituzioni”. Fin qui, il Calderoli con il capo cosparso di cenere, che lascia, però, il posto al leghista tutto d’un pezzo, che condanna fermamente l’immigrazione clandestina e i governo che la sostengono come, a suo dire, l’esecutivo guidato da Enrico Letta.
Il senatore, dopo aver riconosciuto le proprie responsabilità, ha però evitato di rassegnare le dimissioni, come invocato da diverse porzioni del Parlamento, tra cui Sinistra, Ecologia e Libertà e parte del Pd. Restano, comunque, online le petizioni per invocare il suo allontanamento, almeno dalla carica di vicepresidente del Senato.
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