Bologna: un referendum ideologico ed impegnativo: scuola statale vs. scuola paritaria

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Domani (26 maggio) non sarà soltanto giornata di elezioni amministrative, ma sarà anche un’importante giornata di consultazione referendaria nel comune di Bologna (governato da Virginio Merola, sindaco di lista civica appoggiato da IdV, PD e Sel) sui fondi destinati alle scuole paritarie. Nella fattispecie si tratta di 26 asili di cui 25 di area cattolica, ai quali saranno stanziati circa 1 milione di euro.

Naturalmente il referendum sarà soltanto consultivo, ma i risvolti politici potrebbero essere ampi e non limitati alla sola città di Bologna. Tant’è che a scendere in campo sono ‘forze’ nazionali. In primis una ‘corrente’ del PD, quella del Ministro per l’Istruzione Maria Chiara Carrozza e dell’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, quest’ultimo bolognese, entrambi a favore del finanziamento alla scuola non statale, paritaria, alla quale si riconoscono un enorme valore sociale, insostituibile, perché va incontro alle esigenze di molte famiglie e di molti bambini.

Senza volerlo sminuire, questo ruolo sociale delle scuole paritarie potrebbe essere facilmente soppiantato da una fitta rete di scuole statali o anche comunali. Perché quei soldi destinati alle scuole paritarie non possono essere utilizzati per le scuole statali e comunali? Per venire incontro ad un settore della scuola, quello dell’Infanzia (3-6), oggi in grave difficoltà?

Le cifre sono ingenti: “L’iniziale finanziamento del Comune di Bologna di £ 463.500.000 alle scuole private paritarie, in 15 anni si è quadruplicato, arrivando ad € 1.055.000. Tutti sommati, i contributi pubblici per sezione privata passano da £ 16.295.000 ad € 28.183, ovvero sono più che triplicati. Anche il contributo del Ministero della Pubblica Istruzione, in 10 anni, presenta un aumento del 650%. Sono questi aumenti in linea con l’aumento del costo della vita? Nient’affatto, come si può facilmente verificare dalla serie storica dei dati statistici, quando, tra il 1995 e il 2010, il costo della vita è aumentato del 44,4%”. (fonte: Comitato Articolo 33).

Ma a far riflettere è soprattutto lo sbilanciamento della ministra Carrozza, che, per quanto ex-direttore della Scuola “Sant’Anna” di Pisa, scuola a statuto speciale, dovrebbe come ministro difendere innanzitutto l’istruzione e la formazione statale, adoperandosi per rimuovere “gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” (art.3 della Costituzione). Non credo che sovvenzionare le scuole non statali vada in questa direzione, anche perché cozza con un altro principio della costituzione che precisa come l’istruzione pubblica, pur costituita “dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali” (art.1 L.62/2000) dovrebbe ben tenere presente che tutto ciò che non è statale deve essere senza oneri a carico dello stato (art. 33 della Costituzione).

Contro il finanziamento alle scuole paritarie si schiera la FLC CGIL che “sostiene il referendum consultivo promosso a Bologna dal Comitato art. 33. Quel referendum parla anche al Governo Letta e alla Ministra Carrozza per restituire alla scuola pubblica la dignità e la qualità che le spettano”.

Ed il Comitato art.33 (http://referendum.articolo33.org/), il cui presidente onorario è quello Stefano Rodotà che a Prodi ha tolto almeno 101 voti del PD, ha sottolineato in un breve documento riassumibile in tre punti tutti condivisi da chi scrive:

1)      Per la scuola pubblica. E’ la scuola di tutti, laica e gratuita. Forma il cittadino democratico. Subisce tagli feroci. Intanto i finanziamenti alla scuola privata paritaria crescono o rimangono inalterati.

2)      Per i diritti. Quest’anno a Bologna più di 300 bambini sono rimasti esclusi dalla scuola pubblica, che è un diritto costituzionale, per mancanza di posti e risorse. Saranno costretti a frequentare una scuola dell’infanzia privata, a pagarne la retta e a sottoscrivere un progetto educativo che non condividono (nel 99% dei casi confessionale). E l’anno prossimo quanti saranno gli esclusi dalla scuola pubblica?

3)      Per la democrazia. Bologna è stata un modello della scuola dell’infanzia pubblica. E oggi? Il diritto alla scuola pubblica è una questione di democrazia. Riorientare la bussola della politica spetta ai cittadini. Il tuo voto è una scelta di democrazia e di partecipazione.

 

Massimiliano De Conca

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