L’ultimo, in ordine di tempo, è Beppe Grillo che, dalle colonne del suo cliccatissimo blog, chiede ufficialmente a “re Giorgio” di fare un passo indietro. Il comico patron del MoVimento 5 Stelle, per una volta, mette da parte il suo linguaggio accusatorio, per scrivere un post comprensivo della buona fede del Capo dello Stato, per il quale, però, sarebbe giunto il momento di rimettere il mandato.
” Lui è oggi, che lo voglia o meno, il garante di una situazione politica destinata al fallimento che ha consentito e avallato. Gli chiedo – scrive Grillo – un passo indietro, il passaggio del testimone a un altro presidente che deciderà se sciogliere le Camere o proporre scenari di governo diversi da quello attuale”
Insomma, il leader del M5S ritiene esaurita la prima esperienza di tempo supplementare al Quirinale conclusi i primi 7 anni, e intima a Giorgio Napolitano di passare la mano.
Dall’altro lato, sulle pagine dei maggiori quotidiani nazionali, ci si interroga sulla posizione del presidente sul pressing del Pdl riguardo la grazia o, più verosimilmente, sulla commutazione della pena che dal Colle potrebbe arrivare per Silvio Berlusconi.
Napolitano, dopo le avance dei pidiellini, non ha nascosto il suo fastidio per questi tentativi di ingerenza nell’autonomia del presidente della Repubblica, il quale si è ritrovato al centro di una ricostruzione sull’incontro di ieri con alcuni esponenti del partito di Berlusconi, in merito alle possibili exit strategy dalla strada già segnata verso la decadenza del ruolo da senatore. A tal proposito, secondo i rumors, il presidente della Repubblica avrebbe negato la disponibilità per un salvataggio motu proprio del Quirinale, mentre non avrebbe chiuso la porta per una verifica della sua agibilità politica, ma solo a conclusione dell’iter parlamentare che vede coinvolti, prima, la Giunta per le elezioni del Senato e, poi, l’assemblea che dovrà esprimersi sulla possibilità di annullare il ruolo da senatore dell’ex premier.
A queste insinuazioni, il Quirinale ha risposto stizzito, invitando media e partiti a non esercitare pressioni sulla presidenza della Repubblica, la quale, attualmente, si trova in una fase di riflessione.
Dunque, le prossime settimane saranno decisive: ora, il Parlamento chiuderà coni decreti da convertire in legge prima della pausa, poi queste ferie, per tutto l’arco politico istituzionale, saranno indubbiamente un periodo di profonda riflessione, che, non è escluso, potrebbe portare, già in autunno alla ripetizione di quanto vissuto in primavera: elezioni anticipate e nuovo tentativo per eleggere un Capo dello Stato per i prossimi sette anni.
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