Permessi Legge 104: valgono anche per gli invalidi civili?

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La Commissione Medica dell’ASL ti ha riconosciuto una riduzione della capacità lavorativa? Le tue malattie non ti permettono di prestare la tua attività lavorativa con serenità, perché lavorare cinque o sei giorni a settimana di seguito ti viene troppo pesante? Inizi a pensare alla possibilità di chiedere i permessi legati alla famosa Legge 104 che ti permette di non presentarti sul posto di lavoro in alcuni giorni senza perdere la retribuzione per le tue assenze.

Ma i permessi della Legge 104 valgono anche per gli invalidi civili che hanno una ridotta capacità lavorativa? È possibile godere dei tre giorni di riposo mensili se i medici dell’ASL ti hanno riconosciuto un’invalidità pari al 70% per esempio? Vediamo tutti i dettagli nelle seguenti righe.

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Permessi Legge 104: quando possono essere richiesti?

La principale fonte normativa in tema di permessi lavorativi retribuiti è disciplinata dalla L. 104/92 (così come modificata dalla L. 53/2000, L. 183/2010 e dal d.lgs. 119/2011), la quale, all’art. 33, disciplina le agevolazioni riconosciute:

  • ai lavoratori affetti da disabilità grave;
  • e ai familiari che assistono una persona con handicap in situazione di gravità.

Dunque, i permessi della c.d. “Legge 104” possono essere richiesti, sia per sé stessi in quanto disabili sia dai familiari chiamati ad assistere il disabile. In particolare, i permessi retribuiti possono essere richiesti al proprio datore di lavoro, pubblico o privato, da:

  • disabili con contratto individuale di lavoro dipendente: sono inclusi anche i lavoratori in modalità part-time, sono invece esclusi i lavoratori autonomi e quelli parasubordinati, i lavoratori agricoli a tempo determinato occupati in giornata, i lavoratori a domicilio e quelli addetti ai lavoro domestici e familiari;
  • genitori lavoratori dipendenti: madre e/o padre biologici, adottivi o affidatari di figli disabili in situazione di gravità anche non conviventi;
  • coniuge lavoratore dipendente;
  • parenti o affini entro il II grado lavoratori dipendenti: figli, nonni, nipoti, fratelli, suoceri, generi, nuore, cognati del soggetto disabile con lui conviventi;
  • parenti o affini entro il III grado lavoratori dipendenti: zii, nipoti, bisnonni, bisnipoti nel caso in cui genitori o coniuge siano ultrasessantacinquenni ovvero in caso di mancanza, decesso o patologie invalidanti degli altri soggetti sopra individuati. In caso di riconoscimento dei permessi della Legge 104, si ha diritto a:
  • tre giorni di riposo al mese anche frazionabili in ore;
  • o, in alternativa, in riposi giornalieri di una o due ore.

Permessi Legge 104: cosa spetta?

In caso di riconoscimento dei permessi della Legge 104, si ha diritto a:

  • tre giorni di riposo al mese anche frazionabili in ore;
  • o, in alternativa, in riposi giornalieri di una o due ore.

Permessi Legge 104: valgono anche per gli invalidi civili?

Ciò detto, è necessario fare un distinguo importante tra persone con “handicap grave” (per i quali sono previsti le agevolazioni della legge 104) ed “invalidità civile” (che viene espressa in percentuali). In particolare, è considerato soggetto portatore di handicap:

  • colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione” (articolo 3 comma 1 legge 104/92). Con lo stato di handicap ai sensi della legge 104 viene presa in considerazione la difficoltà d’inserimento sociale della persona. Tale difficoltà è dovuta a una patologia o a menomazioni fisica e/o psichiatriche.

Nonostante si possa essere portatori di handicap e contemporaneamente invalidi, l’invalidità, a differenza dell’handicap, non implica una condizione di svantaggio che deriva da una menomazione o da una disabilità, riferendosi soltanto alla riduzione delle capacità lavorative. A seconda del diverso grado di handicap e di invalidità che viene riconosciuto, cambiano le agevolazioni conseguibili.

Nello specifico:

  • l’handicap può essere di tre tipi: non grave, in situazione di gravità o superiore ai due terzi;
  • l’invalidità, invece, viene riconosciuta in valore percentuale sicché per ottenere dei benefici, la percentuale d’invalidità deve essere superiore al 33,33%, vale a dire che la capacità lavorativa deve essere ridotta di un terzo.

Quindi, l’invalidità civile è strettamente collegata alla riduzione della capacità lavorativa che, al fine di compensare lo status sociale, la legge italiana concede specifici benefici.

Invalidi civili: i benefici previsti

Lo status di invalido civile è riconosciuto solo a partire da una percentuale di riduzione della capacità lavorativa superiore a 1/3, cioè al 33,33%. A partire da tale soglia, vengono stabiliti benefici e prestazioni diverse a seconda del concreto livello di riduzione accertata:

  • fino al 33%: nessun beneficio è riconosciuto;
  • dal 34%: vengono riconosciuti ausili e protesi inerenti alla malattia riportata sul verbale d’invalidità;
  • dal 46%: si procede all’iscrizione agli elenchi provinciali del lavoro per il collocamento obbligatorio. L’iscrizione deve essere richiesta dal lavoratore disoccupato, allegando il verbale dell’invalidità e di disabilità;
  • dal 51%: si ha diritto ad un congedo per le cure, non superiore ai 30 giorni all’anno, su richiesta del lavoratore invalido ed autorizzato dal medico. I costi sono, però, a carico dell’azienda, diversamente da quanto accade per i permessi Legge 104 per i portatori di handicap e per il congedo straordinario, quindi è necessario verificare la possibilità di ottenere il congedo, secondo quanto disposto dal contratto collettivo applicato;
  • dal 67%: si ha diritto alla fornitura gratuita delle protesi e alla tessera di esenzione dal pagamento dei ticket;
  • dal 74%: si ha diritto all’assegno mensile per 13 mesi, se in possesso dei requisiti richiesti, anche in termini di reddito. In pratica per ricevere bisogna avere:
  • età compresa tra i 18 e i 66 anni e 7 mesi;
  • non avere un impiego;
  • reddito annuo personale inferiore ai 4.800,38 euro.

Per chi ha meno di 18 anni è comunque prevista un’indennità mensile di assistenza, mentre gli over 65 hanno diritto all’assegno sociale.

  • 100%: si ha diritto alla pensione mensile: nel rispetto dei limiti reddituali. Anche in questo caso l’età del beneficiario deve essere compresa tra i 18 e i 66 anni e 7 mesi, mentre il reddito annuo non deve superare i 16.664,36 euro.

Daniele Bonaddio

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