Dipendenti pubblici: non solo timbrature in mutande

Assenza in media di 50 giorni, soprattutto nei grandi Comuni

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Nel Rapporto sui Comuni 2017, redatto da Ermes, uno dei tre livelli di attenzione si concentra sulle giornate di assenza retribuita dei dipendenti pubblici del Comuni del campione, per verificarne entità e distribuzione sul territorio. Lo studio serve per capire dove e in che misura intervenire ed anche per suggerire alle stesse amministrazioni dei correttivi.

Non solo dipendenti che timbrano il badge in mutande, ma anche personale di Comuni che in un anno si assentano in media meno di quattordici giorni, rinunciando a metà delle proprie ferie.

Succede a Biassono, in provincia di Monza, dove, secondo i dati del Rapporto sui Comuni 2017 redatto da Ermes, ogni dipendente si è assentato dal lavoro mediamente solo due settimane.

Basta ricordare i famosi polli di Trilussa per capire che se c’è stato chi è andato regolarmente in ferie o si è ammalato, di converso ci sarà stato chi non si è mosso dalla sua scrivania se non il giorno di Natale.

Quello del comune di Biassono non è l’unico caso di una media di assenza per dipendente inferiore al numero di giorno di ferie. Ce ne sono almeno venticinque equamente suddivisi su tutto il territorio nazionale.

Le assenze dal servizio rappresentano, in effetti, una criticità segnalata dal legislatore che, nella recente riscrittura del testo unico del pubblico impiego, ha espressamente previsto un mandato alla contrattazione collettiva nazionale per regolare una limitazione economica nei casi in cui presentino “significativi scostamenti rispetto a dati medi annuali nazionali o di settore” (art. 40, comma 4-bis DLgs 165/2001).

Le assenze sono rilevate in sede di Conto Annuale in termini di giorni lavorativi di assenza, al netto quindi di tutti i sabati, le domeniche, le feste comandate e quella del santo patrono, relativamente al 2015.

Il valore medio nazionale delle assenze retribuite calcolato sui Comuni del campione (circa 2.400) si è attestato su una media di 50,2 giorni lavorativi per dipendente.

Il valore complessivo è la risultante di 31,3 giorni di ferie; 10,3 di malattia; 3,4 di assenza ex legge 104/1992; 3,0 di maternità e congedo parentale ed, infine, 2,3 giorni di altre assenze (concorsi, esami, lutto, ecc.).

L’andamento dei giorni di assenza appare crescere all’aumentare della dimensione del Comune: nei comuni con oltre 1.000 dipendenti la media è di 51,4 giorni per dipendenti, in quelli con un numero di dipendenti tra 101 e 1.000 unità la media scende a 50,8 giorni, per quelli da 51 a 100 unità scende ancora a 48,9 giorni per i comuni con 26-50 unità la media si abbassa a 46,5 giorni ed, infine, per i comuni con 11-25 unità scende ulteriormente a 46,1 giorni.

E’ evidente che nei Comuni con un numero inferiore di dipendenti, la media è più influenzabile da poche unità con molti giorni di assenza, magari per gravi patologie.

I Comuni che registrano il maggior numero di assenza sono tutti del Meridione: Locri (RC) con 99,4 giorni,  La Maddalena (OT) con 87,3 giorni, Condofuri (RC) con 86,1 giorni e Pace del Mela (ME) con 83,4 giorni.

Il Sud, però, è fortemente rappresentato anche tra i Comuni più virtuosi, con meno giorni di assenza per dipendente: Cittanova (RC) con 20,8 giorni, Tavarnelle (FI) con 18,3 giorni, Mussomeli (CL) con 18,1 giorni e Biassono con 14,0 giorni.

Nei Comuni, quindi, non ci sono i furbetti del cartellino ma anche lavoratori che nemmeno usufruiscono delle ferie che loro spettano. Peccato che i primi facciano più notizia.

Luciano Catania

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