Condomini molesti, lo sfratto ora è più difficile per chi disturba

Redazione 22/07/14
Scarica PDF Stampa
Moltissimi residenti in condomini e unità abitative confinanti con altre, quando non in condivisione degli spazi comuni, si trovano spesso ad avere a che fare con vicini di casa e di pianerottolo troppo rumorosi. Alle volte, il rumore diventa così forte e insopportabile da suscitare gravi liti tra dirimpettai, al punto che, spesso e volentieri, si finisce in tribunale.

La causa di mancato riposto e di disturbo della quiete dei vicini, infatti, può essere sufficiente a portare la vicenda di fronte al giudice, per capire se gli inquilini più confusionari si siano macchiati di qualche reato ed, eventualmente, cercare di capire i giusti provvedimenti da prendere.

Dopo la riforma del condominio dello scorso anno, sono arrivate sentenze a ruota a dare una stretta di non poco conto contro gli stalker condominiali, che si disinteressano del diritto a riposare delle altre persone e si rendono protagonisti di rumori molesti nella struttura di residenza comune. Addirittura, agli inquilini più rumorosi veniva imposto di lasciare la struttura, in caso le loro colpe fossero state certificate dall’autorità giudiziaria.

Negli ultimi tempi, però, il vento sembra leggermente cambiato. Complice, forse, la nuova normativa che ha debuttato negli ultimi tempi, con l’attuazione del piano del governo sulla morosità incolpevole, rendendo di fatto molto più complicati gli sfratti nei confronti di chi ha subito oggettive difficoltà economiche a causa della crisi degli ultimi anni, ora allontanare dall’abitazione i vicini molestatori sarà molto difficile, se non impossibile.

A stabilirlo, la Corte di Cassazione con un nuova sentenza che va a riscrivere le sanzioni di cui si deve preoccupare l’imputato per disturbo della quiete condominiale. Nell’ultima pronuncia di piazza Cavour, infatti, viene sancito come, sì, la normativa anti stalking vada applicata in caso di vicini rumorosi, ma solo in caso di unità abitative distinte e non nell’eventualità di residenza in condominio.

La Cassazione ha stabilito che, sebbene il marito che perseguiti la moglie possa essere allontanato dall’abitazione secondo la normativa antistalking, la medesima disposizione non si debba applicare per via analogica anche alla condizione di rumore creata da un inquilino indifferente alle proteste dei vicini. La ragione è che manca una norma specifica in tal senso: non si può essere allontanamento del vicino rumoroso in assenza di minaccia diretta alla persona.

 

Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento