Corruzione e finanziamento ai partiti: l’Italia è in ritardo

Dario Di Maria 12/11/13
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L‘Italia doveva adottare una nuova legge sul finanziamento pubblico ai partiti e fare un report al Gruppo Europeo per la lotta alla corruzione (GRECO) entro il 30 settembre 2013; con il rinvio “sine die” della discussione sul disegno di legge, ormai sembra che abbiamo mancato l’ennesimo appuntamento per la lotta alla corruzione, scendendo sempre più in basso nelle classifiche internazionali.

La convenzione europea è stata firmata dall’Italia il 27 gennaio 1999, ma nel nostro paese è efficace solamente dal 1 ottobre 2013. Infatti la legge di autorizzazione alla ratifica (del 28 giugno 2012, n. 110) è stata pubblicata il 26/07/2012, e lo strumento di ratifica è stato depositato solamente il 13 giugno 2013.

L’Italia ha dichiarato di riservarsi di non recepire integralmente gli articoli 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 12, della Convenzione, con cinque “dichiarazioni di riserva”, il massimo concesso dalla Convenzione.

Con la prima dichiarazione di riserva l’Italia ha dichiarato di non voler sanzionare penalmente la corruzione passiva (chi accetta denaro) dei pubblici ufficiali stranieri, eccezion fatta per quelli dell’Unione Europea. Il pensiero va subito alle tangenti per cui è stata condannata l’ENI negli Stati Uniti e in Nigeria (590 milioni di dollari pagati dall’ENI tra tangenti e sanzioni), alle indagini tuttora aperte per corruzione internazionale in relazione alle attività ENI in Kazakhstan, Iraq e Algeria.

Con la seconda dichiarazione di riserva, l’Italia ha dichiarato di non voler sanzionare penalmente la corruzione nel settore privato, se non quando la corruzione è commessa in danno della società di appartenenza (quindi non sanzionare chi paga le tangenti su incarico dell’amministratore delegato)

Con la terza dichiarazione, l’Italia si è riservato il diritto di non punire penalmente chi si rende colpevole di episodi di corruzione ed è membro di assemblee parlamentari internazionali (p.es.: i parlamentari europei).

Con la quarta dichiarazione l’Italia si è riservata il diritto di non punire penalmente il traffico di influenze, quando tale influenza è esercitata nei confronti di membri di assemblee internazionali, di funzionari internazionali, di giudici delle Corti Internazionali (p.es.: la Corte di Giustizia Europea); quindi resta in piedi, a differenza che nella convenzione, solamente per le influenze esercitate nei confronti di membri di assemblee legislative italiane.

Con la quinta dichiarazione, l’Italia si è riservata il diritto di non punire penalmente il conseguimento di un vantaggio ingiusto per avere influito per l’adozione o il ritardo di un atto legislativo o amministrativo; il traffico di influenze è punito quando le pressioni esercitate sono esercitate in un contesto di relazioni già esistenti e per remunerare una prestazione contraria ai doveri d’ufficio o ritardare o omettere un atto di servizio. La differenza sta nel fatto che non è più punito chi consegue una vantaggio ingiusto, p.es. vincere un concorso, perché ha utilizzato le proprie conoscenze per l’adozione di un atto legittimo.

Il GRECO, organismo di valutazione tra pari previsto dall’art. 24 della Convenzione Europea, ha iniziato il terzo ciclo di valutazione nel 2007, sviluppandolo su due temi:

1) il diritto penale nella lotta alla corruzione;

2) la trasparenza nel finanziamento ai partiti politici.

L’audit in Italia è stato fatto nell’ottobre del 2011, e tra le raccomandazioni del report finale vi sono:

iniziare un processo di riforma legislativa che provveda a nuove regole per lo stato giuridico dei partiti e per il loro finanziamento;

abbassare il livello sopra il quale le donazioni ai partiti devono essere rese pubbliche (attualmente 20.000 euro se fatte al singolo candidato, e 50.000 se fatte al partito);

consolidare i bilanci delle sedi periferiche dei partiti con quello delle sedi centrali, e prendere misure per aumentare la trasparenza dei redditi e delle spese dei gruppi parlamentari e dei soggetti legati direttamente o indirettamente (es.: fondazioni) ai partiti;

introdurre regole certe per le verifiche sui bilanci dei partiti, e assicurare l’indipendenza di coloro che verificano i bilanci dei partiti;

prevedere un soggetto, dotato di sufficienti poteri e risorse, che possa avere un ruolo chiave nella supervisione, investigazione e rafforzamento delle verifiche sui bilanci dei partiti (es.: Corte dei Conti).

Il GRECO ha quindi invitato le autorità italiane a rendere pubblico il rapporto della verifica (poichè su richiesta dello Stato può essere secretato), e a farne una traduzione da rendere pure questa pubblica. L’Italia ha autorizzato la pubblicazione del rapporto solamente per il 23 marzo 2012 (dopo 5 mesi), ma la traduzione ancora non è stata fornita, per cui il rapporto è disponibile solamente in inglese e francese.

L’Italia doveva relazionare al GRECO sulle misure adottate in risposta alle osservazioni del GRECO entro il 30 settembre 2013.

In particolare sul finanziamento ai partiti, il disegno di legge presentato dal Governo Letta con il pomposo annuncio “abbiamo abolito il finanziamento pubblico ai partiti”, è stato rinviato dalla Camera in Commissione, allungando così i tempi per l’approvazione.

Inoltre la Corte dei Conti a livello nazionale non ha più il potere di verifica sui bilanci dei bilanci dei partiti in Parlamento, mentre a livello regionale ha negativamente valutato i bilanci di tutti i gruppi dei consigli regionali di tutte le regioni italiane, che, in qualche caso, hanno avviato un contenzioso.

L’OCSE nel rapporto sulle politiche di lotta alla corruzione scriveva ad aprile 2013 questo (la traduzione è dello scrivente):

L’Italia sta intraprendendo una serie di importanti riforme come parte della sua risposta alla crisi economica e sociale. Come in molte altre nazioni OCSE, particolarmente in Europa, le politiche per la crescita sono state, e continuano largamente ad essere, accompagnate da severe misure di austerity per consolidare i bilanci. Queste misure includono riduzione della spesa sanitaria, delle retribuzioni del pubblico impiego, e delle pensioni. … Al momento di questa revisione tra pari, invero, meno che un quarto di italiani crede nella bontà delle decisioni del governo. Problemi sulla integrità pubblica e sulla corruzione sono ormai elementi chiave in questa dilagante mancanza di fiducia”.

Nonostante tale autorevoli raccomandazioni di importanti organismi internazionali (OCSE e GRECO), mentre per le riforme su pensioni, lavoro e sanità si è andati di gran fretta, altre grandi riforme in materia di lotta alla corruzione e finanziamento ai partiti, sono in parte in ritardo (anticorruzione) oppure non sono nemmeno partite( finanziamento ai partiti).

Non si può che ripetere con l’OCSE: “Problemi sulla integrità pubblica e sulla corruzione sono ormai elementi chiave in questa dilagante mancanza di fiducia”.

Dario Di Maria

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