Decadenza Berlusconi, con il voto palese perdono la democrazia e il Pd

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Se c’era uno straccio di ragione per augurarsi la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, si trattava del vedere ristabilito, dopo circa vent’anni di paralisi istituzionale, un briciolo di rispetto della legalità, per dimostrare che le regole in questo malandato Paese valgono ancora qualcosa. Seguire la legge è sempre la cosa più semplice ma, chissà perché, i nostri rappresentanti, spesso e volentieri, se ne dimenticano. E così, anche oggi, è successo.

Secondo la legge, Silvio Berlusconi si è macchiato di una condotta errata, giudicata penalmente rilevante da tre gradi di giudizio. E’ stato dimostrata la sua attiva partecipazione nel sistema di frode fiscale nella compravendita dei diritti tv Mediaset e, perciò, dovrà scontare la pena confermata in Cassazione.

Sempre secondo quelle stesse regole che il parlamento ha approvato, la condanna inflitta all’ex premier non è compatibile con la carica che ricopre attualmente di senatore: il principio si trova scolpito nella legge anticorruzione approvata meno di un anno fa da Camere in cui i fedelissimi di Berlusconi erano presenti al gran completo e che quella legge l’hanno difesa e votata, quando andava di moda aizzarsi contro i Fiorito di turno.

Oggi, dunque, dopo l’ennesimo, infinito ping pong tra organi dello Stato e tribunali, si è deciso che l’aula del Senato dovrà pronunciarsi sulla decadenza di Silvio Berlusconi in maniera palese. Tutto bene, si dirà, senonché, il regolamento del Senato stabilisca ben altra prassi per votazioni di queste materie. E’ spiegato all’articolo 113, comma 3: “Sono effettuate a scrutinio segreto le votazioni comunque riguardanti persone e le elezioni mediante schede.”

Ora, invece, si è deciso di contravvenire a questa regola semplicemente per il timore che qualche “franco tiratore” possa salvare Berlusconi in extremis: lo psicodramma in Giunta per il regolamento è dunque arrivato a una soluzione, con il voto di 7 a 6 a favore dello scrutinio palese, come richiesto a gran voce dal MoVimento 5 Stelle.

Vittoria della democrazia e della trasparenza, sconfitta definitiva per il Cavaliere? Niente di più falso. Innanzitutto, perché stravolgere le regole a danno o a vantaggio di qualcuno – anche se costui si chiama Silvio Berlusconi – è proprio l’esatto contrario di ciò che si vuole intendere con “democrazia”. Lo abbiamo ripetuto negli anni delle leggi ad personam, piegare l’ordinamento a scopi particolari è ciò che scatena le sirene dei regimi.

Ma il Partito democratico, nel pieno della sua crisi d’identità, rischia di aver commesso l’ennesimo autogol, aiutando di fatto Berlusconi in questo passaggio difficilissimo. Impossibile? Non proprio. Basta considerare lo stato attuale: il Cavaliere si trova nel punto più basso della sua parabola politica, condannato in maniera definitiva, con processi pesanti ancora in corso, in crisi di popolarità, addirittura costretto a fare retromarcia dopo il pressing dei suoi fedelissimi e con un partito a brandelli.

Davvero,  in questo scenario, un voto segreto avrebbe favorito Berlusconi? Conosciamo bene le capacità di convincimento dell’uomo che più di ogni altro ha segnato l’ultimo ventennio in Italia, ma è lecito credere che, più dei democratici in libera uscita per salvare il Cav, questa volta i franchi tiratori potevano annidarsi proprio dentro il centrodestra. E una decadenza di Berlusconi deliberata a voto segreto, con qualche numero in più del previsto proprio tra gli insospettabili, avrebbe portato dritto alla dissoluzione del suo progetto politico.

Invece, con il voto palese l’effetto sarà opposto: Pdl e Lega nord faranno quadrato attorno al proprio leader, mentre il Partito democratico finirà per incensare la saggezza e l’unità – fittizia – dei suoi rappresentanti, in realtà ripiegati sulle posizioni del MoVimento 5 Stelle per fini elettorali interni. Con un congresso alle porte e dopo le figuracce degli ultimi tempi, forse scoprire qualche “traditore” avrebbe potuto accelerare quel processo di rinnovamento che, tra primarie e congressi alle porte, viene più annunciato che messo in pratica.

Dall’altra parte, il voto palese potrebbe sortire l’effetto di ricompattare il centrodestra attorno a Berlusconi, che si ritroverà, non sappiamo ancora quando, decaduto, con la possibilità di giocare il ruolo che da sempre gli risulta più congeniale: quello del martire.
 

Francesco Maltoni

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