1000 giorni (e oltre) di LeggiOggi

Stefano Usai 17/02/14
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Commento all’editoriale del direttore Carmelo Giurdanella.

L’Italia ha smarrito anima e cuore.

Per questo è ancora più importante il contrappunto, la chiosa critica o di adesione, il commento impegnato o leggero, l’approfondimento e la sdrammatizzazione.

Per questo è importante LeggiOggi, uno spazio libero.

E’ come stare sotto assedio e LeggiOggi rappresenta una opportunità.

L’assedio è chiaro: odiosissimi acronimi (IUC, TARI, TASI e via discorrendo) e leggi rubricate come uno spot (Salva Italia, Sviluppo, del fare etc) stanno segnando la nostra esistenza.

Ed il livello patologico è tale che anche il Poeta (Valerio Magrelli) sente la necessità, nell’ultimo lavoro consegnato come di consueto alla bianca di Einaudi di premettere in copertina che “Natale, credo, scada il bollino blu del motorino, il canone URAR TV poi l’ICI e in più il secondo acconto IRPEF (..)” ( così in Sangue Amaro, Einaudi 2013).

Così già Filippo Strumia, sempre per la bianca sussurra “la mia vita è un abuso edilizio senza DIA, senza licenza un architetto furbesco ha forgiato le mie cellule come foglie sulla sabbia (…)” (in Pozzanghere, Einaudi 2011).

E a proposito di sabbia, al peggio non c’è fine.

Ci sono cittadini che stanno nel peggio del peggio del peggio. Mi riferisco a quanto accaduto in quest’isola durante le alluvioni di novembre. Terra violentata e già abbandonata a se stessa senza neanche la gratificazione effimera della seduzione.

Da terra cartolina, “ (…) terra/spiaggia, (…) terra/ciambella, (…) terra/vacanza” (Marcello Fois in Sei per la Sardegna, ancora Einaudi 2013) a terra palude dove anche un gatto faticherebbe a ritrovare la strada di casa. Ma è terra che sta reagendo, come sempre, grazie alla solidarietà di tanti.

Una zattera di pietra (così J. Saramago per il Suo Portogallo) alla deriva, in eterna attesa. Dove percorrere 50 chilometri, nello sfregio che l’attraversa in verticale, tra cantieri e zizzania richiede un tempo infinito (schivando pericoli d’ogni genere creati anche da autisti spericolati o impazienti).

E’ fondamentale quindi lo spazio per una riflessione, per continuare ad interrogarsi ed indignarsi per le complicanze create ad arte su cose già complicate istigando, quasi, allo smarrimento.

E questo spazio è reazione, più vitale ed importante quando “il vento lacera le recinzioni, e il cielo può dispiegarsi nella sua incontenibile immensità, allora chi è piccolo davvero non ha scampo” (ancora Marcello Fois, nel suo canto struggente per l’isola ferita, in Sei per la Sardegna).

E penso anche a chi ha già capito tutto quanto, perché la precocità in questo paese è una virtù oramai indispensabile, come Lorenzo Mattia, ancora un soldo di cacio, grande anagraficamente quasi quanto LeggiOggi, che ha ben inteso che nella vita bisogna saper fare il presentatore ed il domatore di tigri.

Una cosa sola non basta più.

Stefano Usai

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