Decreto Sicurezza Urbana: via agli emendamenti alla Camera, le critiche di ANCI

Redazione 14/03/17
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Iniziato ieri alla Camera, continua l’iter di approvazione del decreto sicurezza urbana, voluto dal ministro dell’Interno Marco Minniti, ed il cui esame è stato affrontato nei giorni scorsi dalle commissioni Affari costituzionali e Giustizia. Nonostante non sia ancora legge, le polemiche si sono già sollevate: ad essere contestato è in primo luogo l’approccio del decreto sicurezza, che sembra prescindere dalla valutazione complessiva del problema che costituisce l’emarginazione sociale. La mera repressione, senza un piano di rieducazione e riabilitazione dei soggetti etichettati come pericolosi, non risolverà di certo l’emergenza sicurezza delle città.

Queste le parole del coordinatore ANCI delle Città metropolitane, Dario Nardella: “Al momento le modifiche al decreto approvate in commissione alla Camera non sono sufficienti. Chiediamo di recepire la richiesta di norme che rafforzino le nuove regole, prevedendo sanzioni penali circoscritte in caso di reiterate condotte illegali, con procedimenti penali d’urgenza. Chiediamo l’introduzione del reato di estorsione per i parcheggiatori abusivi. Inoltre non viene previsto l’adeguamento della pianta organica delle polizie locali – a partire dallo sblocco del turn over – a fronte dei nuovi compiti ai quali queste forze assolvono ormai da tempo”.

Decreto Sicurezza Urbana: dove sono gli strumenti attuativi?

Da un secondo punto di vista, poi, le critiche sarebbero rivolte alla mancanza di un progetto corredato da risorse e strumenti per poi attuare il testo eventualmente divenuto legge. Non sarà sufficiente la previsione di un’integrazione tra sindaci e polizia locale, senza che vengano aumentate le disponibilità economiche ed orarie degli stessi.

La missiva della Polizia Locale

A detta degli stessi Comandanti delle Polizie locali delle Città metropolitane, riunitisi in ANCI per redigere una lettera aperta indirizzata alle principali cariche dello Stato, al fine di garantire una proficua applicazione del decreto sicurezza urbana, sarà necessario:

  • accogliere le proposte dell’ANCI sulla modifica della legge sulla polizia municipale;
  • adeguare la pianta organica delle polizie locali, a fronte delle nuove esigenze;
  • reintrodurre l’istituto dell’equo indennizzo;
  • consentire l’utilizzo, anche alle Polizie locali, delle banche dati interforze.

Dando uno sguardo attento al testo del decreto in esame, infatti, non è difficile notare alcune disposizioni discutibili, in termini di insufficienza e incompletezza. Ad esempio, l’art. 6 istituisce il comitato metropolitano per la tutela della sicurezza nelle grandi aree urbane come sede di valutazione e confronto sulle tematiche di sicurezza urbana relative al territorio della città metropolitana, ma non prevede la partecipazione dei servizi socio-sanitari presenti sul territorio. Sulla medesima non previdente linea, poi, il capo II, che prevede l’introduzione di sanzioni amministrative a carico di soggetti in evidente condizione di disagio sociale senza che siano previsti, contestualmente, programmi di recupero e di contrasto alla marginalità sociale.

Per restare aggiornato su tutte le novità, visita il sito di Polizia Locale

Decreto Sicurezza Urbana: perchè non sarà sufficiente?

Anche nelle disposizioni relative allo sgombro di immobili occupati abusivamente, non è operata alcuna distinzione basata sulla tipologia di individui che abitavano arbitrariamente negli stessi, né della loro condizione sociale (art. 11). È completamente ignorata la disponibilità sul territorio dei servizi socio-sanitari, cui andrebbero ricondotti tutti i soggetti passibili di sanzione secondo il nuovo decreto sicurezza. Spesso, infatti, chi risulta coinvolto in fenomeni di illegalità quali accattonaggio con l’impiego di minori, illecita occupazione di spazi pubblici, violenza legata all’abuso di alcool o sostanze stupefacenti (elencati all’art. 8), è vittima di un forte disagio sociale, nonché talvolta affetto da patologie. Ciò contribuisce a delineare uno status da cui non si può prescindere, nell’ambito di un piano di contrasto ai fenomeni suddetti.

Lo sguardo d’insieme che non c’è

Di conseguenza, il potere rafforzato attribuito ai sindaci di emanare ordinanze limitative della libertà di accesso a specifici luoghi o spazi pubblici, appare non solo a stento giustificabile, ma anche privo di un’efficacia risolutiva a lungo termine.

Eppure, l’art. 4 del DECRETO-LEGGE 20 febbraio 2017, n. 14  recante “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”, include tra le finalità che lo stesso provvedimento si propone di perseguire e raggiungere, proprio l’eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale. Di seguito il testo dell’articolo.

Ai fini del presente decreto, si intende per sicurezza urbana il bene pubblico che afferisce  alla  vivibilità  e  al decoro delle città, da perseguire anche attraverso interventi di riqualificazione e recupero delle aree o dei siti più degradati,  l’eliminazione  dei fattori di marginalità e di esclusione sociale, la prevenzione della criminalità, in particolare di tipo predatorio,  la promozione  del rispetto della legalità e l’affermazione di piu’ elevati livelli  di coesione   sociale    e    convivenza    civile,    cui    concorrono prioritariamente,  anche  con  interventi  integrati,  lo  Stato,  le Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali, nel rispetto delle rispettive competenze e funzioni”.

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