Nuovo Decreto Sicurezza Urbana: cosa si rischia?
A tutela dello stesso, sembra che si stia sviluppando un modello trasversale e integrato tra i diversi livelli di governo mediante la sottoscrizione di appositi accordi tra Stato e Regioni e l’introduzione di patti con gli enti locali. Niente “sindaci-sceriffi“, dunque, in quanto la competenza sulle questioni di ordine pubblico rimane in capo alle forze dell’ordine; tuttavia, si valorizzerà il contributo apportabile da parte dei primi cittadini, conoscitori delle peculiari esigenze del territorio, anche attraverso le ordinanze contingibili e urgenti.
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Si prevedono, in particolare, forme di cooperazione rafforzata tra i prefetti e i Comuni dirette a incrementare i servizi di controllo del territorio e a promuovere la sua valorizzazione e sono definite, anche mediante il rafforzamento del ruolo dei sindaci, nuove modalità di prevenzione e di contrasto all’insorgere di fenomeni di illegalità quali, ad esempio, lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, il commercio abusivo e l’illecita occupazione di aree pubbliche, nonché gli atti vandalici.
Nuovo Decreto sicurezza: quali sono i nuovi poteri dei sindaci?
Contestualmente, è previsto un inasprimento dell’ apparato sanzionatorio ammnistrativo, con scopi preventivi: in questo modo, infatti, si tenterà di arginare fenomeni di criticità sociale suscettibili di determinare un’influenza negativa sulla sicurezza urbana, anche in relazione all’esigenza di garantire la libera accessibilità e fruizione degli spazi e delle infrastrutture delle città. A questo proposito, sarà introdotta la possibilità di imporre il divieto di frequentazione di determinati pubblici esercizi e aree urbane ai soggetti condannati per reati di particolare allarme sociale.
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Per evitare che il decreto legge si trasformi in un mero trasferimento di deleghe, sarà necessario implementare le risorse a disposizione perché gli enti locali si dotino degli strumenti idonei a combattere i diversi fenomeni che minacciano la sicurezza urbana.
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