Pensioni, riforma cercasi. Poletti: minime salve e bonus esodati

Redazione 17/04/15
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Pensioni, continua il braccio di ferro in Parlamento. Che il comparto pensionistico necessiti di un profondo restyling, ormai è sotto gli occhi di tutti. Ma mai come in questo periodo, negli ultimi anni, si è registrato un simile fermento in materia previdenziale: segno che, forse, stavolta qualcosa si muove per davvero.

A ben vedere, l‘anno zero del welfare italiano è partito il primo gennaio 2012, il giorno, cioè, in cui è entrata in vigore la famigerata riforma Fornero che, con i conti pubblici italiani sotto attacco dello spread, non trovo di meglio che chiedere agli ultrasessantenni di rimanere al lavoro qualche anno in più per ridurre la spesa previdenziale alle stelle.

Ora, però, che gli indicatori economici danno segni di vita, l’Italia sembra al riparo da eventuali rischi di default, quella misura viene vissuta da più parti come iniqua e sotto certi aspetti frettolosa. Ciò nonostante, i progetti scarseggiano, se non per qualche iniziativa sparuta, senza l’appoggio politico forte che solo il governo potrebbe garantire.

Ecco perché, nei giorni scorsi, anche lo stesso neo presidente dell’Inps Tito Boeri non ha fatto mistero che il sistema necessiti di una profonda registrazione, partendo anzitutto dai tempi di erogazione delle pensioni, ma soprattutto all’introduzione di un criterio di flessibilità in uscita poiché, con il mantenimento forzato dei posti ai lavoratori più attempati, il mercato occupazionale risulta deficitario dell’essenziale ricambio generazionale.

Anche per questa ragione, sono state avviate indagini per valutare l’impatto sull’economia e sulla società della legge attualmente in vigore, finalizzato a individuare eventuali criticità contenute nella definizione dei requisiti minimi di uscita.

In questi giorni, tocca al ministro Poletti esprimersi sulla materia. Alla Camera, infatti, è stata presentata una interrogazione bipartisan a risposta immediata sullo stato dei lavori di aggiornamento della normativa previdenziale. Tra i firmatari, il presidente della commissione Lavoro di Montecitorio Cesare Damiano, che da tempo sta battagliando per l’introduzione di un’uscita anticipata ai lavoratori prima del minimo anagrafico, con conseguente taglio sull’assegno percepito. Un concetto ripreso anche da Boeri nel suo intervento inatteso dei giorni scorsi.

Al centro del documento, il problema delle salvaguardie, finito in cima alle cronache nei giorni scorsi in relazione al bonus che il governo ha annunciato – senza avere la certezza di possederlo – a seguito della presentazione del Def. In questo senso, eventuali risorse residue verrebbero destinate alla tutela degli esodati ancora esclusi dalle salvaguardie di legge per la pensione.

Ciò che i firmatari auspicano, è l’apertura immediata “di un confronto tecnico con l’Inps, le Commissioni lavoro di Camera e Senato e le parti sociali”.

Il ministro del Lavoro, da par suo, non ha mancato di sottolineare come in nessun caso saranno ridotte le pensioni al di sotto dei 2mila euro al mese che, secondo le ultime stime in materia, rappresentano circa l’80% della spesa previdenziale.

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