Riforma pensioni 2015: i nuovi requisiti Inps per l’anticipo

Redazione 12/12/14
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Riforma delle pensioni, al Senato il secondo round. Dopo le modifiche apportate in legge di stabilità nel corso del primo passaggio alla Camera, si attende il responso dell’aula di palazzo Madama sulle novità introdotte in finanziaria. Le donne continuano a sperare nell’opzione di ritiro anticipato a loro dedicata.

Sono due gli emendamenti introdotti alla legge di stabilità 2015 che dovrebbero modificare la normativa sulle pensioni, dopo  lo shock della cura Fornero che, dal 2012, non ha ancora esaurito il suo potenziale.

In primo luogo, sono stati stabiliti dei tetti alla pensione d’oro dei manager pubblici, in linea con gli stipendi che avevano subito un identico rimedio nei mesi della scorsa primavera.

Ma la vera novità attesa dai lavoratori è quella che dovrebbe consentire di ritirarsi dal lavoro prima dei 62 anni in presenza di un’anzianità di servizio sufficiente. E il tutto, in ciò sta la vera novità, senza penalizzazioni di sorta.

Quali saranno i nuovi requisiti

Dopo il primo via libera, si attende allora la conferma anche al Senato, dopo che nei giorni scorsi sono circolate ipotesi di modifica variegate, tra il sindacato, che chiede riforme ancora più incisive per allentare la presa della legge Fornero, e chi, invece, sostiene l’impossibilità di mandare in pensione in anticipo anagrafico schiere di lavoratori senza alcuna penalizzazione.

I requisiti per accedere al trattamento secondo il nuovo regime saranno quelli di poter andare in pensione a 42 anni e 6 mesi di contributi per gli uomini e 41 e 6 mesi per le donne. Fondamentale, comunque, per andare in pensione con le nuove regole sarà quello di accedervi entro dicembre 2017.

Possibile che intervengano in queste ore degli emendamenti in un senso o nell’altro, anche se lo spirito generale della mini riforma non dovrebbe essere stravolto. E’ in questo quadro, poi, che si punta a mantenere attiva l’opzione donna anche per il 2015.

In proposito, va segnalato come l’Inps – attualmente in fase di ridefinizione della propria governance – abbia assicurato il mantenimento della misura, pur con il deficit in termini di assegno che potrebbe derivare dal calcolo secondo il metodo contributivo. Nello specifico, il taglio nell’assegno previdenziale potrebbe ammontare a una media del 15%.

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