Esodati e pensioni: dopo le elezioni, cosa propongono Grillo, Pd e Pdl

Redazione 04/03/13
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Mentre decine di migliaia di esodati stanno vivendo le settimane decisive per l’agognato accesso alla pensione, l’esito incerto delle elezioni politiche pone nuove, inquietanti nubi sul flagello più malevolo degli ultimi mesi, quello che ha privato per una moltitudine di ex lavoratori del diritto alla pensione.

Nonostante il governo Monti abbia varato provvedimenti per tutelare 130.130 non salvaguardati, fuori dalle garanzie di Stato assicurate con i vari decreti approvati nell’arco del 2012, restano ancora decine, se non centinaia di migliaia di lavoratori lasciati nel limbo tra attività lavorativa e trattamento pensionistico.

Come si comporteranno, dunque, i partiti che hanno “pareggiato” alle ultime elezioni, nei confronti della massa di esodati ancora sprovvista della copertura di legge così come garantita a una parte dei colpiti? Se la situazione politica è nebulosa, gli esodati potranno vedersi assicurata la pensione o saranno costretti ad attendere che il quadro si chiarisca?

A vedere le posizioni dei singoli partiti, però, un governo tra il centrosinistra e MoVimento 5 Stelle, o, in linea teorica, anche Pdl, potrebbe favorire la situazione degli esodati, in particolare di coloro che ancora attendono un decreto che definisca il loro destino.

Partendo dal Partito democratico, non è una novità che la formazione politica guidata da Pier Luigi Bersani sia piuttosto attenta alla tematica degli esodati, avendo propugnato, tramite il proprio rappresentante ed ex ministro Cesare Damiano una legge che avrebbe potuto garantire a tutti i non salvaguardati la copertura per rientrare nei ranghi del welfare, ma che poi è stata bocciata dalla Corte dei conti. In campagna elettorale  il Pd ha proposto di abolire gli assegni di anzianità, alzando tra i 62 e i 66 anni l’asticella per i requisiti anagrafici minimi per accedere alla pensione.

Posizioni non difformi quelle di Popolo della Libertà e Lega nord, i partiti capofila del plotone di centrodestra che ha insidiato Bersani per la maggioranza alla Camera, impattando invece i seggi del Senato. La preoccupazione di Berlusconi e i suoi è comunque quella di non disperdere i fondi rientrati nelle casse pubbliche a seguito della riforma delle pensioni. Introdotto, nel programma elettorale, anche il principio del turnover “leggero” tra lavoratori in uscita e in entrata, con passaggio al part time nelle fasi finali di attività lavorativa.

Infine, arriviamo al vero vincitore delle elezioni politiche, Beppe Grillo e il suo MoVimento 5 Stelle, va segnalata la proposta di Grillo di riportare le lancette dell’età pensionabile a prima del 1992, cioè a 60 anni. Quindi, nel programma del MoVimento, si trova il taglio alle pensioni d’oro entro i 5mila euro mensili massimi. Da non dimenticare, poi, la proposta-bandiera di Grillo per il welfare, cioè l’erogazione del reddito minimo di cittadinanza a favore delle fasce più deboli.

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