Tutto questo a pochi giorni dalla pubblicazione in GU della ratifica dell’Italia – il 25 novembre – la quale era in lizza per sostituire la Gran Bretagna come sede del Tribunale.
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La natura dell’ Accordo sul nuovo Tribunale
Teresa May, Primo Ministro inglese, ha infatti affermato che “finché UK sarà membro dell’Unione, continuerà a giocare un ruolo attivo nella sua politica”. L’Accordo sul nuovo Tribunale è di natura intergovernativa, quindi a rigore non vi sarebbe un’incompatibilità fra il nuovo sistema di gestione dei brevetti e i negoziati per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione.
Mattia Dalla Costa, presidente di LES Italia, parla di “situazione paradossale” – così come riportato da Il Sole 24Ore – con un UK in uscita dall’Unione ma ancora addentro agli affari europei.
Dichiarazione esclusiva di Anna Maria Bardone, Presidente Ordine Consulenti Proprietà Industriale
Anna Maria Bardone, presidente dell’Ordine dei Consulenti in Proprietà Intellettuale ha commentato che “Sul piano politico europeo, non è più il tempo dell’Europe à la carte o, come direbbero gli inglesi, del cherries picking: non si può scegliere quel che più conviene. E questo sarà la linea guida dei negoziatori europei con i Brexiters.
Sul piano politico italiano, stesso discorso: la ‘politica dei 2 forni’, come si dice da noi, ha il fiato corto e rischia di pregiudicare il risultato finale dell’assegnazione a Milano della Divisione Centrale della Corte europea dei Brevetti, nel senso che tutto il mondo della Proprietà Industriale italiana, nessuno escluso, dovrebbe schierarsi senza distinguo, senza ‘se e ma’, a favore di Milano, perché in gara ci sono anche altri Paesi e perché è in giuoco il futuro della nostra professione ed un potenziale impatto economico che oscilla da circa 200 milioni a 1 miliardo di Euro di indotto all’anno per Milano, la Lombardia e l’Italia. Dati non miei ma della stampa inglese. L’Ordine è dalla Brexit che si sta muovendo in tal senso, raccogliendo la favorevole attenzione degli attori politico istituzionale coinvolti, perché la partita si gioca in sede intergovernativa europea”.
Si ricorda che l’Accordo dovrà essere ratificato da almeno 13 Stati – l’Italia è stata la dodicesima – perché il Tribunale possa essere davvero istituito, “purché tra gli Stati membri contraenti che avranno depositato i propri strumenti di ratifica o di adesione vi siano i tre Stati in cui nell’anno precedente a quello in cui ha luogo la firma dell’accordo era in vigore il maggior numero di brevetti europei” [ultimo Considerando dell’Accordo], ovvero Francia, Regno Unito e Germania. Il Tribunale Unificato dei Brevetti si avvicina pertanto a diventare realtà già dal 2017.
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