Tornano gli intoccabili: salvo il vitalizio dei consiglieri regionali

C’era da aspettarselo. Anche questa volta e nonostante gli annunci a squarciagola di voler sradicare i privilegi della politica, soprattutto nei livelli di governo decentrati, il vitalizio dei consiglieri regionali è salvo.

Non son serviti gli scandali, la gogna mediatica e la crescente indignazione verso una cerchia che, forte dei propri, sempiterni bonus, dà l’idea di vivere al di fuori della storia e di quella stessa società che si propone di amministrare.

Non sono bastate le spese pazze di Fiorito, la ludopatia da videopoker di Maruccio, i clientelismi mai così smaccati e sotto gli occhi di tutti, le inchieste e la pioggia di denaro pubblico sperperato in mille rivoli che nulla hanno a che vedere con l’interesse generale.

Non è stato sufficiente neanche l’impeto da pronto intervento profuso dal governo tecnico, che ha cercato di salvare la barca della classe politica dall’inabissamento, per mezzo di un decreto che istituiva controlli serrati ai bilanci degli enti locali, e in particolar modo delle Regioni.

Nulla di tutto ciò è servito affinché i partiti rinunciassero alle loro corsie preferenziali e ai loro vantaggi acquisiti, a dispetto della crisi che ormai da oltre quattro anni attanaglia lavoratori dipendenti, imprese e famiglie e di una pressione fiscale ai top europei.

Con un blitz che non ha trovato ostacoli,  una pennellata d’autore al decreto 174, o dl enti locali, ha riconsegnato nelle mani degli sgomenti consiglieri regionali la garanzia del bramato vitalizio.

Il testo approvato martedì scorso dalla Camera con tanto di voto di fiducia captatio benevolentiae – è stato aggiustato, come notano diversi organi di informazione nazionale, con una precisione chirurgica, proprio lì dove occorreva per lasciare ai politici il loro sospirato bonus.

Non è stato fatto niente più che alterare a lettera “m” dell’articolo 2 del provvedimento in esame, incidendo sulla pelle del decreto – e su quella degli italiani, purtroppo – la formula seguente: “Le disposizioni di cui alla presente lettera non si applicano alle regioni che abbiano abolito i vitalizi”.

A una lettura rapida, tutto bene. Cercando di approfondire, siamo al cospetto dell’ennesimo raggiro di Stato. Si ricorderà che molte Regioni, tra cui Lombardia e Lazio, a furor di popolo hanno abolito i vitalizi a partire dalla prossima legislatura.

E qui casca l’asino: applicando la nuova versione del codicillo scartavetrato nel dl enti locali,  non essendo specificato il momento in cui dovrebbe scattare l’abolizione per essere indenni alla norma, ecco che si scopre come, per i consiglieri in carica, il vitalizio, anche questa volta è salvo. Ci si penserà, quindi, dal prossimo giro.

A essere perduta è invece la faccia di una classe politica, che si è impegnata sottotraccia in un pressing unanime per salvare uno dei suoi più contestati privilegi, anche nei confronti di chi ha votato senza troppe remore la cascata di contributi nelle casse dei gruppi regionali.

Tutto ciò, mentre nel Paese reale si attende la stangata dell’Imu, con decine, forse centinaia di migliaia di lavoratori esodati che ancora ignorano il proprio destino e frotte di imprese che chiudono i battenti ogni singolo giorno.

Come se non bastasse, ci s’è messo anche Giuliano Amato – commissario alla spending review per i finanziamenti ai partiti – che ha chiesto tutela per i “parlamentari esodati” che non saprebbero a che santo votarsi dopo aver esaurito i propri, eventuali limiti di mandato.

A questa politica, a conti fatti, non si chiede tanto: basterebbe soltanto un briciolo di onestà per riguadagnare rispetto e, magari, conoscere anche l’articolo 1 della Costituzione.

Francesco Maltoni

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