La cartella esattoriale, o cartella di pagamento, è l’atto che Equitalia, o qualsiasi altra società incaricata della riscossione dei tributi, invia ai contribuenti per recuperare le somme dovute alla Pubblica Amministrazione. Con la cartella esattoriale il Fisco comunica ai cittadini che i loro debiti nei confronti degli enti impositori (l’Agenzia delle Entrate, l’Inps, i Comuni, ecc.) sono stati iscritti a ruolo.
Dal 1° luglio 2017 Equitalia sarà sciolta e la riscossione dei tributi passerà direttamente alle Entrate tramite il nuovo ente “Agenzia delle Entrate-Riscossione“.
Dopo la notifica di una cartella di pagamento, il contribuente ha – generalmente – 60 giorni di tempo per proporre ricorso. Trascorso questo periodo, la cartella acquista forza di titolo esecutivo ed Equitalia può iniziare a procedere contro il cittadino che non ha ancora pagato tramite ipoteca e pignoramento.
Il contribuente può contestare la cartella esattoriale davanti al giudice, ma per farlo deve rispettare dei termini ben precisi:
- 60 giorni dalla notifica della cartella se gli viene richiesto il pagamento di tasse e tributi;
- 40 giorni dalla notifica se gli viene richiesto il pagamento di contributi previdenziali;
- 30 giorni dalla notifica se gli viene richiesto il pagamento di multe.
Allo stesso modo, Equitalia deve rispettare alcune precise scadenze. La prescrizione del credito, in particolare, è il termine oltre il quale la somma non è più dovuta per legge: il termine di prescrizione può variare, ma è solitamente pari a 10 anni per Irpef, Iva e canone Rai. La decadenza, invece, scatta il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello di maturazione del debito: se la cartella è stata notificata oltre tale data, il debito potrà essere recuperato solo attraverso una causa civile.
Scopri in questa sezione tutte le novità più importanti in tema di cartelle di pagamento e riscossione dei tributi. Leggi anche il nostro approfondimento sull’importantissimo tema della rottamazione delle cartelle esattoriali.