Taglio Iva beni essenziali, il piano del governo: ecco quanto si risparmia

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Taglio Iva beni essenziali, quanto si potrebbe risparmiare? Le ipotesi di un taglio dell’Iva su alcuni beni essenziali non è nuova: già nel 2022 era stata fatta una proposta in tal senso, con la possibilità di essere inserita nel decreto Aiuti quater o nella Legge di Bilancio. La misura era però stata accantonata, dopo un’analisi costi-benefici, in favore di altre misure come la Carta risparmio spesa e il reddito alimentare.

Perché quindi se ne torna a parlare? A riprendere la questione è stato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, che intervenendo alla presentazione dei risultati dell’Agenzia delle Entrate ha anticipato alcune ipotesi che potrebbero arrivare con la prossima riforma fiscale. Secondo Leo, l’azzeramento dell’Iva sui beni di prima necessità è fattibile, occorre però dotarsi di “un meccanismo di esenzione per determinate categorie di beni così come si è già sperimentato per i vaccini contro il Covid-19“.

L’aliquota zero per l’Iva è infatti prevista dalla normativa europea, e tra gli obiettivi contenuti nella bozza della nuova riforma fiscale c’è quello di “razionalizzare il numero e la misura delle aliquote IVA secondo i criteri posti dalla normativa europea“.

Come potrebbero cambiare i prezzi dei beni di prima necessità? Lo vediamo nei prossimi paragrafi.

Indice

Taglio Iva beni essenziali nella prossima riforma fiscale

Come anticipato, il viceministro dell’Economia ha assicurato che il taglio Iva beni essenziali è tra le ipotesi al vaglio del governo nella prossima riforma fiscale. La bozza di legge delega, approvata in Consiglio dei Ministri, prevede il riordino generale del sistema fiscale del nostro Paese, dall’Irpef all’Irap passando per Ires e appunto Iva.

Si legge nella bozza di legge delega che il governo dovrà revisionare l’Iva perseguendo diversi obiettivi, tra cui:

  • rendere i presupposti dell’imposta più aderenti alla normativa europea;
  • rivedere le operazioni esenti;
  • razionalizzare misura e numero delle aliquote;
  • revisionare la disciplina della detrazione.

L’importanza di razionalizzare le aliquote per renderle conformi alla normativa europea risiede sia nella possibilità di inserire l’aliquota zero, sia nella possibilità di rivedere le aliquote per prodotti simili che in questo momento sono diverse. Se pane e latte hanno un’aliquota del 4%, carne e pesce non sono definiti beni di primaria importanza e hanno l’aliquota del 10%. Le bottiglie d’acqua hanno l’aliquota del 22%. Il riordino potrebbe quindi rivedere il concetto stesso di beni di prima necessità uniformando le aliquote per prodotti simili.

Quali sono le aliquote Iva attuali

Le aliquote Iva attualmente in vigore nel nostro Paese sono 4:

  • 4%;
  • 5%;
  • 10%;
  • 22%.

Le prime due aliquote si applicano in questo momento ai beni di prima necessità. Si ricorda che con l’ultima Legge di Bilancio l’aliquota del 5% è stata estesa ai prodotti per l’infanzia (latte in polvere, preparati alimentari, pannolini) e ai prodotti per l’igiene intima femminile (assorbenti e tamponi).

Taglio Iva beni essenziali: quanto si risparmierebbe

A fare i primi calcoli sulla misura è il Codacons: “Un azzeramento dell’Iva su tali prodotti produrrebbe un effetto calmierante sui prezzi, con un possibile risparmio sulla spesa delle famiglie fino a 300 euro annui a nucleo, cui andrebbero aggiunti gli effetti indiretti sul fronte di bar, ristoranti, alberghi, ecc., esercizi che per la loro attività quotidiana beneficerebbero della riduzione dei listini al dettaglio”, ha spiegato il presidente Carlo Rienzi in un recente comunicato stampa, che ha poi proseguito dicendo che “Da un anno chiediamo al Governo di intervenire sulla tassazione vigente su alimentari e generi di prima necessità, prodotti i cui prezzi continuano a subire rincari astronomici, al punto che lo scorso mese i listini dei generi alimentari anno segnato un incremento annuo del +13,5%“.

Il presidente del coordinamento delle associazioni per la tutela dei consumatori ha poi esortato il governo a vigilare sugli esercenti, affinché il taglio dell’Iva venga interamente traslato sui prezzi al dettaglio.


Un possibile risparmio di 300 euro annui potrebbe portare ulteriore respiro ai cittadini sfiancati dall’aumento del costo della vita, e si affiancherebbe alle misure già emanate per contenere il costo dell’energia e quello dei carburanti, come il Decreto Trasparenza recentemente convertito in legge.

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Foto: iStock/Anouchka

Alessandro Sodano