Spending review: a rilento il taglio organici, tocca agli enti locali

Redazione 18/02/13
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Tema imperante, di  rilevante attualità, rimane quello degli esuberi nel pubblico impiego al quale fa seguito a ruota l’ormai circoscritta spending review. Fin dagli albori della manovra revisionale della spesa, infatti, il taglio delle piante organiche nelle amministrazioni si è presto qualificato come il segno distintivo dell’azione di Governo, stabilizzato e reso attivo nonostante i numerosi dissensi.

Ora che la spending review, predisposta dal decreto legge 95/2012, ha già largamente consegnato il conto della diminuzione delle dotazioni organiche nelle amministrazioni centrali, la partita si sposta sul versante degli enti locali.

L’ingerenza di ridimensionamento predisposta mediante tre distinti Dpcm della Pa, ora al vaglio della Corte dei Conti, per quanto attiene a ministeri, enti pubblici non economici, enti parco, Inps ed enti di ricerca, ha già raggiunto l’identificazione di 7.416 eccedenze su un totale di 120 mila dipendenti, investendo tanto il personale dirigenziale quanto quello subordinato.

Il settore degli enti locali sembra profilare numeri persino più consistenti, avendo a che fare con un panorama amministrativo che fornisce lavoro a circa 600 mila individui. Il primo passo verso questa direzione è stato fatto martedì scorso, in seguito all’insediamento del tavolo tecnico presso la conferenza Stato-città, intorno al quale si sono raccolti i ministeri della Pubblica Amministrazione, dell’Economia e dell’Interno, unitamente ai rappresentanti di Anci e Upi.

Lo scopo dell’insediamento coincide con l’identificazione dei criteri quanto più possibilmente virtuosi in base ai quali predisporre il taglio degli organici, tenendo in giusta considerazione il ragguaglio dipendenti-popolazione residente. La programmazione dei parametri di virtuosità si preannuncia, però tutt’altro che agevole. Innanzitutto, gli stessi criteri di giudizio dovranno includere nella disamina anche le numerose società (e rispettivi dipendenti) poste sotto il controllo degli enti locali, delle quali purtroppo deficitano i dati.

Facile, pertanto, ipotizzare tempi di conduzione assai più lunghi nella rimozione degli organici rispetto a quelli preannunciati per le amministrazioni centrali. Quest’ultime sono già intente a metter mano sulla ridistribuzione interna delle rispettive mansioni e cariche, tramite possibili esoneri dirigenziali ed accorpamenti di uffici. L’operazione, sempre per le direzioni centrali, dovrà compiersi entro il mese di luglio, anche se sono in molti a metterne in dubbio la fattibilità in virtù dell’imminente transizione elettorale.

Il decreto legge 95, all’articolo 2, comma 10-bis, precisa che i dicasteri sono autorizzati a riformarsi con Dpcm, i quali a loro volta non implicano alcun controllo vincolante da parte del Consiglio di Stato, il cui parere rimane pertanto facoltativo, necessitando soltanto dell’obbligatorio controllo preventivo di legittimità da parte della Corte dei conti. Una simile procedura, rispecchiante appieno intenti procedurali quanto più flessibili e snelli, ha comunque quale termine per essere lecitamente adoperata la fine di febbraio.

Ad oggi, si annoverano soltanto i ministeri dell’Ambiente, Salute, Agricoltura, Istruzione e Giustizia tra quelli che hanno già avanzato alla Pa proposte riorganizzative, ancora da istruire. Ad appesantire le tempistiche si palesa, dunque, l’incognita del nuovo Governo, comportando un aggravio soprattutto in riferimento ai ministeri, i quali non sfrutteranno la possibilità di ultimare la ri-pianificazione tramite, appunto, procedura accelerata.

Dissimile è invece lo scenario che si prospetta per gli enti pubblici, i quali saranno posti in grado di procedere alla riorganizzazione tramite regolamenti specifici e propri, nei confronti dei quali la scadenza di fine mese può subire ammissibili proroghe. Diversa ancora è la situazione che si profila per il ministero dell’Economia e per le Agenzie fiscali, avendo esse già provvisto alla riduzione del rispettivo personale organico sulla base di altro decreto (Dl 95, articolo 23-quinquies). Anche il ministero della Difesa sembra aver provveduto al taglio, restringendo da 190 mila a 170 mila gli organici militari, attendendo poi consone direttive da uno dei tre Dpcm, ora al vaglio della Corte dei Conti, per quelli civili.

Il prospetto della spending review esclude, invece, Palazzo Chigi, avendo esso diminuito già a metà giugno le dotazioni organiche tramite correlata disposizione, i comparti scolastici, le divisioni della sicurezza, dei Vigili del fuoco e della giustizia. Non resta che aspettare gli assetti degli enti locali; a chi e a quanti toccherà?

Redazione

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