Siria, l’inutile e non più sostenibile leggerezza dell’ONU

Ancora oggi le maggiori testate giornalistiche internazionali battono la notizia del massacro perpetrato in Siria, probabilmente ad opera delle forze lealiste del governo Assad e per cui sono state utilizzate, secondo gli oppositori del regime e di diverse ONG presenti sul posto, gas nervini che indiscriminatamente hanno mietuto centinaia di vittime, anche inermi, come donne e bambine.

L’ONU, come ha fatto in precedenza in occasione di altre stragi perpetrate in Siria, si è limitata ad un laconico comunicato ed alla decisione di fare chiarezza sulla questione ma non di aprire un’inchiesta, nel rituale stile di non ingerenza che gli è solito, in attesa che le singole nazioni si muovano autonomamente, come ha esordito oggi la Francia membro del Consiglio di Sicurezza della stessa organizzazione delle nazioni, che di fronte ad un efferato simile bagno di sangue non vede l’ora di intervenire, anche singolarmente.

Insomma ci si ritrova davanti a un dejà vu in cui chi è preposto dal consesso internazionale a valutare, decidere e intervenire si abbarbica nel proprio palazzo di vetro, lasciando alla propria burocrazia di temporeggiare, in attesa che altri prendano decisioni al proprio posto.

Già questo si verificava al tempo della Società delle Nazioni, fondata nel 1919, subito dopo la prima guerra mondiale, per prevenire un secondo conflitto che, invece, per la sua debolezza, concorrente alle altre cause che ben conosciamo, si verificò e per cui, considerata la sua inutilità, l’anno prima della sua definitiva chiusura, il 1946, venne fondata un’omologa organizzazione, l’ONU!

Pertanto, considerato che i fatti ancora una volta danno ragione a Mussolini quando invadendo l’Abissinia e rivolgendosi all’immobilismo della Società delle Nazioni affermo che: “La Lega va molto bene quando sparano i passeri, ma non quando le aquile scendono in picchiata”, e che le risoluzioni dell’ONU, con cui si richiede a tutte le nazioni di aderire per prevenire crimini contro l’umanità, nella moltitudine dei casi già verificatisi per più tempo e causando migliaia di morti, o pericoli di scontri di livello interno o internazionale ad altissima intensità (vedasi i Balcani nel 1999, l’Iraq nel 1991 e 2003 e per ultimo in ordine di tempo la Libia nel 2010-2011) sono quasi sempre postume alla decisione dei singoli Stati o delle coalizioni di Stati che stabiliscono d’intervenire, è ora di chiedersi se non è tempo di rivedere questo strumento delle nazioni che sembra ormai segnare il passo di fronte ad una ineluttabile propria inconsistenza politica.

La tesi generale della mancanza di credibilità dell’ONU per molti è dovuta alla mancanza di una propria struttura militare d’intervento, difatti per le operazioni di pace si avvale sempre di forze non proprie, a cui poi pone il suo marchio blù sugli elmetti, senza peraltro una garanzia di rispetto per gli stessi contingenti che più volte sono stati bersagliati e fatti oggetto di rappresaglia.

Non parliamo poi delle rispettive rappresentanze o delegazioni ispettive a volte prese in ostaggio o addirittura colpite pesantemente come in Iraq il 19 agosto 2003 in cui morirono 21 persone, tra cui il suo rappresentante di punta e candidato alla segreteria, Sergio Vieira de Mello, e più di 200 rimasero ferite.

Per altri invece la debolezza del “Palazzo di vetro” insta nella possibilità di veto delle 5 nazioni membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (USA, Francia, Cina, Russia, Regno Unito) che spariglia le carte quando si confrontano i tre blocchi intercontinentali (USA-Nato, Russia-ex patto di Varsavia allargato e medio-orientale-arabo) in quanto i paesi con poteri di veto fanno parte singolarmente di uno di questi.

Insomma lo strumento datosi dalle nazioni dopo il secondo conflitto mondiale ha, per obiettive contraddizioni interne e proprie della sua struttura governativa, fatto il suo tempo e soltanto attraverso una ridistribuzione della valenza politica delle singole nazioni all’interno delle proprie istituzioni e l’approntamento di organismi rappresentativi e operativi diversi, nuovi ed efficaci, sarà possibile dare un “guardiano” a questo pianeta in continua conflittualità.

Urge dunque una rivisitazione, ovvero una rifondazione del sistema solidaristico e politico internazionale perché i morti, attraverso le dichiarazioni di pace e fratellanza ed i continui proclami e inutili ispezioni, continueranno ad esserci e non è più possibile accettare simili massacri davanti ad un organizzazione che decide sempre di non decidere!

 

Carmelo Cataldi

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