Un disegno di legge che autonomamente si valuta come “buona scuola”, senza prendere troppo in considerazione gli effetti che andrebbe a suscitare.
QUI LE RAGIONI DELLA PROTESTA DI OGGI
Ma c’è un grande dilemma, che né il governo con le sue continue promesse né tantomeno i diretti interessati, in attesa da anni, possono risolvere: a settembre quanti precari andranno effettivamente in cattedra? E soprattutto, che ne sarà di quanti rimarranno fuori?
Il governo ha sparato alto, assicurando per l’inizio del prossimo anno scolastico l’innesto di 100mila nuovi docenti. Ma le settimane stanno scorrendo via, il disegno di legge è ancora in alto mare alla Commissione Cultura, senza aver ancora ottenuto l’ok da nessuno dei due rami del Parlamento.
Insomma, sarebbe già un mezzo miracolo se davvero l’esecutivo riuscisse a tenere fede a quanto stabilito in Consiglio dei ministri, preferendo la via del ddl anziché del decreto legge, che avrebbe fatto valere sin da subito le disposizioni, con una data precisa per la conversione del provvedimento prima della decadenza.
In questo modo, invece, tutto rimane nel novero delle possibilità fino a estate inoltrata. C’è, comunque, da considerare che, anche con i 100mila ingressi, non sarebbe affatto esaurita la riserva di docenti formata negli ultimi anni di scellerate graduatorie, supplenze selvagge e liste d’attesa infinite per tantissimi abilitati o, addirittura, vincitori di concorso mai chiamati a svolgere il mestiere per cui hanno studiato ottenendo il riconoscimento della preparazione alla docenza.
C’è da mettere in chiaro che, inizialmente, il governo aveva sparato ancora più in alto: 148mila sarebbero state le assunzioni a partire dall’anno scolastico 2015/2016, quando venne lanciata la campagna di ascolto in previsione della riforma. Una cifra che non prendeva in esame la sentenza della Corte europea, arrivata a novembre, con la condanna per il nostro Paese per il mancato inserimento di 200mila precari nella scuola.
Chi è rimasto fuori
Ancora più che gli inclusi, che dovranno passare alcuni mesi in attesa, però, è bene mettere in chiaro chi a settembre, certamente non lavorerà nel sistema educativo nazionale.
Si tratta di un esercito ben superiore alla quantità di innesti che il governo ha promesso a settembre di abilitati per mano pubblica che, dal prossimo anno scolastico, si troveranno di fatto ai blocchi di partenza dal momento che spariranno le graduatorie, con l’intenzione di introdurre esclusivamente nuovi insegnanti per concorso Miur.
Ecco alcune delle maggiori categorie di esclusi:
30mila docenti di scuola dell’infanzia (esclusa dal piano di riforma);
6mila idonei del concorso 2012:
9mila laureati in Scienze della Formazione primaria (esclusi dalle Gae a partire dal 2010);
55mila diplomati magistrali con abilitazione;
69mila abilitati tramite Percorsi Abilitanti Speciali;
33mila abilitati per mezzo di Tfa;
500 dalle Scuole di specializzazione all’insegnamento secondario.
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