Rivalutazione pensioni, novità in Manovra: cosa cambia dal 1° gennaio 2023

Aumenti netti da 38 a 150 euro al mese, con possibile conguaglio a novembre.

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Il 9 novembre 2022 il ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti ha firmato il Decreto che ha disposto la rivalutazione pensioni del 7,3% a partire dal 1° gennaio 2023. La misura serve ad adeguare le pensioni all’inflazione, e l’aumento per il prossimo anno è stato calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 3 novembre 2022.

Nella Legge di Bilancio 2023 è stata inserita una misura che punta a rivoluzionare il meccanismo della rivalutazione, cambiando la percentuale di rivalutazione in base all’importo della pensione. Le pensioni minime saranno rivalutate del 120%, e portate fino a 600 euro nel 2023 per gli over 75, mentre il meccanismo attuale con tre scaglioni sarà sostituito da sei scaglioni che dal 100% diminuiscono progressivamente fino al 32% che si applica alle pensioni oltre 10 volte il trattamento minimo. Le percentuali di rivalutazione sono stati modificati rispetto alla prima bozza di Manovra da un emendamento presentato in Parlamento.

Con questa misura si tenderà a favorire maggiormente le pensioni più basse, mentre le più alte vedranno piò che dimezzate la percentuale di rivalutazione rispetto a quanto prevede la normativa attuale. Vediamo nei prossimi paragrafi come funziona la rivalutazione e cosa cambierà dal 2023.

Indice

Rivalutazione pensioni: come funziona

La perequazione delle pensioni è la rivalutazione annuale degli importi dei trattamenti pensionistici per adeguarli al costo della vita. Questa misura ha lo scopo di proteggere il potere d’acquisto delle pensioni, mettendole al riparo, almeno in parte, dall’erosione dovuta all’inflazione.

In base a quanto stabilito dal comma 5 dell’articolo 24 della Legge 28 febbraio 1986, n. 41, entro il 20 novembre di ogni anno viene determinato, con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni.

L’applicazione della perequazione avviene al primo gennaio di ogni anno, e l’adeguamento si basa sugli incrementi dell’indice annuo dei prezzi al consumo accertati dall’Istat. Il Decreto è stato firmato nella giornata del 9 novembre, e come anticipato prevede, in base all’inflazione accertata, un aumento del 7,3% a partire dal 1° gennaio 2023.

Rivalutazione pensioni 2023: conguaglio

Visto che l’aumento è stato calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 3 novembre 2022, resta fuori dal calcolo il possibile aumento dell’inflazione per la restante parte di novembre e per il mese di dicembre 2022.

In questo caso la rivalutazione aumenta di pari passo all’inflazione, ma non subito: nel 2023 potrebbe arrivare un’ulteriore rivalutazione a titolo di conguaglio sull’aumento residuale dell’inflazione 2022. Questo è già successo nel 2022: dal 1° gennaio 2022 le pensioni sono state rivalutate dell’1.7%. Tuttavia, è stato in seguito calcolato che l’inflazione totale a fine 2021 era dell’1,9%. Per questo motivo è stata disposta a partire dal mese di novembre un ulteriore aumento dello 0,2%.

Rivalutazione pensioni: a quali trattamenti si applica

La rivalutazione delle pensioni si applica a tutti i trattamenti pensionistici erogati dalla previdenza pubblica, dalle gestioni dei lavoratori autonomi, dalle gestioni sostitutive, esonerative, esclusive, integrative ed aggiuntive.

Si applica inoltre alle pensioni dirette e a quelle ai superstiti (pensione di reversibilità e pensione indiretta), indipendentemente dal fatto che esse siano integrate al trattamento minimo.

Rivalutazione pensioni: il vecchio sistema

L’aumento non si applica allo stesso modo per tutte le pensioni, ma dipende dall’importo del trattamento che il pensionato riceve. Prima delle modifiche apportate dalla Legge di Bilancio il sistema si basava su tre scaglioni, e la rivalutazione veniva applicata al:

  • 100% dell’inflazione, ovvero in misura piena, per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo (corrispondente nel 2022 a 525,38 euro);
  • 90% dell’inflazione per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
  • 75% dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo.

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Rivalutazione pensioni: cosa cambia dal 1° gennaio 2023

La Manovra 2023 (Legge 29 dicembre 2022, n. 197), prevede all’articolo 1 comma 309, esclusivamente per il biennio 2023-2024, una modifica del meccanismo della rivalutazione che si basa su sei scaglioni e non più su tre. La pensione verrà rivalutata seguendo lo schema sottostante:

ScaglioniImporto in euro *Percentuale di applicazione del tasso di rivalutazione
Pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo INPSfino a 2100 euro circa100%
Pensioni da 4 a 5 volte il minimofino a 2620 euro85%
Pensioni da 5 a 6 volte il minimofino a 3150 euro53%
Pensioni da 6 a 8 volte il minimo4200 euro47%
Pensioni da 8 a 10 volte il minimo5250 euro37%
Pensioni oltre 10 volte il minimoda 5250 euro in su32%
*L’aumento di rivalutazione è comunque attribuito fino a concorrenza del limite maggiorato con la rivalutazione. Per esempio, Per pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo l’aumento si applicherà non solo fino a 2100 euro ma fino all’importo maggiorato del 7,3%, ovvero fino a 2253 euro.

Rivalutazione pensioni: aumenta la pensione minima

Oltre alla revisione degli scaglioni, sempre per il biennio 2023-2024 tredicesime comprese, è riconosciuto alle pensioni di importo inferiore o uguale al trattamento minimo INPS un ulteriore aumento pari a:

  • 1,5% per il 2023;
  • 2,7% per il 2024.

In sintesi, l’importo della pensione minima INPS sarà pari a:

  • 570 euro nel 2023;
  • 580 euro nel 2024.

Inoltre, il comma 310 dell’articolo 1 della Manovra prevede, per i titolari di trattamenti pensionistici di età pari o superiore a 75 anni, e solo per il 2023, un ulteriore aumento del 6,4%, portando la pensione minima a 600 euro.

Si ricorda che l’importo del trattamento minimo per il 2022 era di 525,38 euro. L’ incremento, si legge nella bozza della Manovra, “non rileva, per gli anni 2023-2024, ai fini del superamento dei limiti reddituali previsti nel medesimo anno per il riconoscimento di tutte le prestazioni collegate al reddito.

Alessandro Sodano

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