Pace contributiva Inps 2024: come anticipare la pensione e avere un assegno più alto

Si può anticipare il diritto alla pensione fino a 5 anni

Redazione 23/07/24

La pace contributiva è un’opportunità offerta dall’INPS per riscattare fino a 5 anni di periodi contributivi non coperti, permettendo così ai lavoratori di anticipare il diritto alla pensione e di aumentare l’importo dell’assegno pensionistico.

In questo articolo, basandoci sulla nota Inps, vediamo nel dettaglio come funziona la pace contributiva, come aderire e quali vantaggi offre.

Indice

Cos’è la pace contributiva

La pace contributiva è stata reintrodotta dalla Legge di Bilancio 2024 per il biennio 2024/2025, permettendo ai “contributivi puri” (coloro che non hanno contributi precedenti al primo gennaio 1996) di riscattare fino a 5 anni di periodi non coperti da contribuzione. Questo istituto, già sperimentato nel triennio 2019-2021, è stato recepito dall’INPS con la circolare n. 69 del 2024.

Chi può aderire alla pace contributiva

La misura si rivolge a tutti i contribuenti iscritti all’Assicurazione generale obbligatoria (AGO), alle sue forme sostitutive ed esclusive, alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, commercianti e artigiani, nonché agli iscritti alla Gestione separata. È fondamentale che i periodi da riscattare non siano già coperti da contribuzione in alcun fondo previdenziale.

Vantaggi della Pace Contributiva

La pace contributiva offre numerosi vantaggi:

Anticipo del diritto alla pensione: Riscattando periodi contributivi, si può raggiungere prima il diritto alla pensione.
Incremento dell’assegno pensionistico: I periodi riscattati aumentano l’importo dell’assegno pensionistico.
– Flessibilità di pagamento: La possibilità di rateizzare il pagamento rende l’onere del riscatto più sostenibile.
Deduzione fiscale: Il contributo versato è deducibile dal reddito complessivo, riducendo l’impatto fiscale.

Come funziona il riscatto dei contributi

I periodi non coperti da contribuzione possono essere riscattati fino a un massimo di 5 anni, anche non continuativi. Questi periodi devono collocarsi tra il 31 dicembre 1995 e il primo gennaio 2024.

Non è possibile utilizzare la pace contributiva per riscattare periodi precedenti alla prima occupazione o periodi di lavoro già soggetti a obbligo contributivo.

I periodi riscattati sono validi sia per l’acquisizione del diritto alla pensione sia per il calcolo dell’assegno pensionistico. Tuttavia, se si acquisisce anzianità assicurativa antecedente al primo gennaio 1996 (ad esempio, tramite accredito del servizio militare o maternità fuori dal rapporto di lavoro), il riscatto verrà annullato d’ufficio, con successiva restituzione dei contributi.

Il volume Il contenzioso contributivo con l’INPS attraverso la proposta di modelli di ricorsi, si presenta come un valido strumento sia in una fase propedeutica sia nel predisporre e implementare una valida strategia difensiva (preventiva, in sede amministrativa o giudiziaria) nei confronti dell’Inps, in caso di controversie contributive.

Come richiedere la pace contributiva

Per aderire alla pace contributiva, è necessario presentare domanda entro il 31 dicembre 2025, utilizzando uno dei seguenti canali:

Portale web dell’INPS: Accessibile con SPID, Carta Nazionale dei Servizi, Carta di identità elettronica 3.0 o PIN dispositivo per residenti all’estero. È possibile accedere tramite il percorso “Pensione e Previdenza” > “Ricongiunzioni e riscatti” > “Portale dei servizi per la gestione della posizione assicurativa” > “Riscatti”.
Contact Center multicanale: Chiamando il numero verde gratuito 803 164 da telefono fisso o il numero 06 164164 da cellulare, a pagamento secondo il piano tariffario del gestore telefonico.
Istituti di patronato e intermediari dell’INPS: Attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.
Datore di lavoro: Utilizzando l’apposito modulo AP135 disponibile online. In questo caso, il datore di lavoro può destinare i premi di produzione spettanti al lavoratore per coprire l’onere del riscatto.

Quanto costa la pace contributiva

L’onere di riscatto è calcolato con il metodo “a percentuale”, applicando le aliquote contributive per l’invalidità, vecchiaia e superstiti (IVS) vigenti nella gestione assicurativa presso la quale si presenta la domanda, sull’imponibile degli ultimi 12 mesi precedenti la data della domanda.

A differenza della misura sperimentale del 2019-2021, per il 2024 non è possibile la detrazione al 50% della spesa sostenuta. Tuttavia, il contributo versato è fiscalmente deducibile dal reddito complessivo.

Come pagare l’onere

Il pagamento dell’onere di riscatto può avvenire in un’unica soluzione o in rate mensili fino a un massimo di 120, ciascuna di importo non inferiore a 30 euro, senza applicazione di interessi. La rateizzazione non è concessa se i contributi devono essere utilizzati per la immediata liquidazione di una pensione o se determinano l’accoglimento di una domanda di autorizzazione ai versamenti volontari.

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Foto copertina: istock/Rafmaster

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