Riforma PA: il testo in aula. Le novità su pensioni e dipendenti

Finalmente è arrivata l’ora della riforma della pubblica amministrazione. Dopo un diluvio di emendamenti, che hanno bloccato per due settimane i lavori della Commissione Affari Costituzionali, salvo sorprese dell’ultim’ora, è atteso per oggi a Montecitorio il decreto 90, che ridefinisce molti criteri su lavoro e pensione dei dipendenti pubblici, ma non solo.

Le ultime incognite che gravano sul testo, riguardano l‘approvazione da parte della Commissione Bilancio, alla quale il provvedimento è stato girato non appena licenziato dall’organo che lo ha riscritto quasi da cima a fondo nei giorni scorsi. Nell’arco di poche ore, è atteso comunque l’ok dell’organo contabile della Camera, che dovrebbe certificare l’avvio della conversione alla nuova legge sulla pubblica amministrazione.

Numerose le novità volte a intaccare l’apparato di uffici, personale, società e regole che caratterizzano la PA nelle sue varie declinazioni, da quella più strettamente amministrativa, fino alla giustizia e la scuola.

Vediamo quali sono i maggiori ambiti di applicazione del decreto 90, oggi atteso alla Camera per il primo via libera parlamentare.

Pensioni

C’era molta attesa per l’emendamento relativo ai Quota 96 e, proprio in coda all’esame del decreto, è arrivata la sospirata approvazione del testo che dal primo settembre manderà in pensione 4mila docenti e dipendenti Ata, già in pari coi requisiti minimi nel 2012, ma rimasti in servizio per una svista nella legge Fornero. Ora, l’emendamento dovrebbe sanare questa ferita in tempi brevissimi.

Sui trattenimenti in servizio, magistrati e militari non saranno toccati fino a fine 2015, mentre per tutti gli altri ci sarà tempo solo fino a ottobre 2014: divieto assoluto di rimanere al lavoro dopo la maturazione dei requisiti.

Per i dirigenti, poi, viene concesso agli enti di imporre il pensionamento a 62 anni, non appena, cioé, saranno maturati i requisiti; necessario, comunque, un preavviso di sei mesi.

Dipendenti

Cambia, come anticipato, la mobilità obbligatoria: niente più costrizione per chi ha figli sotto i tre anni o disabili. Confermato il limite dei 50 chilometri per chi riceve l’invito al trasferimento.

Ok all’affido di nuove mansioni tra personale in caso di ruoli vacanti. I concorsi e le assunzioni, per un tempo superiore ai 12 mesi, andranno collegate all’impossibilità di piazzare i lavoratori già in ufficio.

Contestualmente, però, si ampliano le possibilità di ricorrere al turnover, basato, però, su criteri economici e non più sui singoli dipendenti in entrata e uscita. Una modalità che consentirà un maggior ricorso a incarichi esterni.

Giustizia

Sulle otto sezioni distaccate dei Tar che avrebbero dovuto chiudere i battenti, secondo la versione originaria del decreto, 5 sono state salvate: da luglio 2015 addio a Brescia, Lecce e Catania.

Tetto di stipendio di 240mila euro lordi per gli avvocati dello Stato. In caso di sentenza favorevole, 50% di spese rimborsate, mentre l’altra metà sarà destinata a pratica forense e fondo taglia cuneo.

Sul tema degli appalti e della giustizia amministrativa, limite di 30 giorni per la sentenza semplificata dopo la costruzione delle parti avverse al ricorrente. Rimane la possibilità di un rinvio di soli 20 giorni per approfondimenti.

Capitolo anticorruzione: confermata la parte che dovrebbe affidare maggiori poteri all’Anac guidata dal pm anticamorra Raffaele Cantone, che prevede, ora, anche il commissariamento di aziende appaltatrici di lavori finiti sotto indagine per sospetta corruzione.

Amministrazione

Decade l’obbligo di riservare nel Cda delle partecipate la maggioranza dei posti ai dipendenti: così, tornano le nomine esterne, purché nell’anno in corso non si passi l’080% di quanto investito nel 2013 su gettoni e compensi.

Autonomia per gli enti sulla politica dei contratti a termine: quelle amministrazioni virtuose che rispettino i limiti di spesa, potranno concedere contratti a termine in piena libertà.

Segretari comunali: salta il diritto di rogito in busta paga, almeno in quei Comuni dove siano presenti dirigenti

Università

Cambiano le regole per l’abilitazione nazionale alla cattedra dei professori accademici. Il minimo di pubblicazioni per accedere alla candidatura passa da 12 a 10, mentre non ci sarà più un bando nazionale. Cambieranno anche, con un apposito provvedimento, i criteri di valutazione.

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Francesco Maltoni

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