Appuntamento in cui il ministro ha rispolverato la cura dimagrante del governo Renzi per la PA, è stata l’audizione di ieri alla Camera dei deputati di fronte alle commissioni lavoro e Affari costituzionali.
Ora, il ddl di riforma della Pubblica amministrazione è atteso alla prova del Parlamento, con parecchi nodi da sciogliere su ritiri in anticipo e assunzione di precari e nuovi dipendenti.
L’orientamento del governo è sempre quello di attuare il turnover, il quale, però, appare già ridimensionato rispetto agli annunci delle prime ore. Ora, infatti, il ministro Madia si è limitato ad auspicare diecimila posti in meno nella Pubblica amministrazione entro il 2018.
Tutto ciò, dovrebbe avvenire per effetto delle politiche di avvicendamento tra giovani e lavoratori in procinto di andare in pensione, per i quali, nei giorni scorsi, è stata varata una circolare con tutti i dettagli per accedere al prepensionamento.
Su questa linea, dunque, si dovrebbe proseguire anche nei prossimi mesi, cercando di identificare quelle posizioni superflue al buon andamento della pubblica amministrazione, tali da essere archiviati come ruoli in sovrannumero o in eccedenza e, da qui, passare allo step successivo del ritiro anticipato dal lavoro.
Obiettivo a breve termine del governo è certamente quello di incontrare le parti sociali prima del Consiglio dei ministri del prossimo 13 giugno. Scopo ultimo, ha confermato il ministro, sarà quello di abbassare l’età media dei lavoratori in tutti gli enti pubblici, centrali e periferici: “i tratta di uscite non traumatiche, non esuberi, che possono avvenire innanzitutto con l’abrogazione del trattenimento in servizio, cioè di rimanere oltre la pensione. Non stiamo assolutamente parlando di baby pensionati, stiamo parlando di anticipare di qualche mese, un anno”.
Nel frattempo, aumenta il volume di mail che hanno raggiunto la casella del ministero come suggerimenti per la riforma della pubblica amministrazione, che avrebbero raggiunto quota 12mila.
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